Milano, in coma dopo operazione di routine. Famiglia: “Anestesia sbagliata, risarciteci”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Luglio 2017 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
Milano, in coma dopo operazione di routine. Famiglia: "Anestesia sbagliata, risarcite"

Milano, in coma dopo operazione di routine. Famiglia: “Anestesia sbagliata, risarcite”

MILANO – E’ entrata in ospedale per una operazione alla spalla di routine, ma qualcosa è andato storto ed è entrata in coma. Questa la tragica storia di una donna di 71 anni che ha avuto un arresto cardiaco prima ancora di essere operata e che ora si trova in stato vegetativo da 3 anni. Ora la famiglia punta il dito contro i medici e ha chiesto un risarcimento alla Casa di cura Columbusall’anestesista, accusato di aver causato l’errore che

Mario Consani sul quotidiano Il Giorno scrive che la donna era entrata in ospedale per la riduzione di una frattura alla spalla, ma subito dopo l’anestesia ha avuto un arresto cardiaco:

“La donna, spiegano i legali, venne ricoverata alla Columbus il 10 luglio di tre anni fa, e un mese dopo l’ istituto di Parma presso il quale era stata trasferita, accertò lo “stato vegetativo” della paziente. Cosa avvenne prima dell’intervento chirurgico? Stando alla cartella clinica, il cuore della paziente si fermò dopo circa un quarto d’ora dall’induzione dell’anestesia. A quel punto l’anestesista G.T. chiese l’intervento di un collega che stava operando nella sala attigua. Fu quest’ultimo, stando alla ricostruzione dei legali della famiglia, a decidere la sostituzione del tubo “endotracheale” che doveva servire alla rianimazione.

“Con l’arrivo del secondo anestesista venne rilevata una inadeguata somministrazione di aria e ossigeno ai polmoni”, denunciano gli avvocati nel loro scritto, tanto che il secondo medico decise di sostituire il tubo “che evidentemente non era stato posizionato correttamente”. La manovra ebbe sì effetto, ma nel frattempo era trascorsa quasi mezz’ora dall’arresto cardiaco. Da quel momento, la paziente non si sarebbe più ripresa.

Dopo la parentesi nell’istituto parmense e un lungo periodo trascorso nelle lungodegenza del Don Gnocchi a Milano, ora la donna “è in attesa di essere trasferita presso il Centro di riabilitazione della clinica Hildebrand di Brissago, in Svizzera” o in una austriaca altrettanto qualificata. Lì potrebbe avere delle cure migliori, che naturalmente costano: quasi 2 mila euro al giorno. È per questo che nell’atto di citazione per danni i legali, calcolando su base Istat la vita media di una donna in Italia a 84 anni, chiedono come risarcimento alla clinica e al medico anestesista una somma che va oltre i 10 milioni di euro”.