Riciclaggio, Mokbel voleva aprire gioiellerie per riciclare il denaro sporco

Pubblicato il 5 Marzo 2010 - 21:59 OLTRE 6 MESI FA

La compravendita di diamanti era uno dei canali usati – insieme ad opere d’arte, dipinti e sculture – per il riciclaggio da parte del gruppo criminale di Gennaro Mokbel, l’imprenditore romano arrestato nei giorni scorsi e ritenuto l’uomo chiave dell’inchiesta – denominata “Broker” – avviata dalla Procura di Roma.

Nell’ambito dell’inchiesta sono state sequestrate due gioiellerie, in una delle quali il 5 marzo i carabinieri del Ros hanno fatto il maxisequestro di diamanti. Il progetto di Mokbel era quello di aprire una catena di gioiellerie, canale ideale per riciclare il denaro sporco. Nell’ordinanza del gip si parla di diamanti – chiamati “serci” dagli arrestati nelle conversazioni intercettate – da comprare per poi rivendere.

C’è in particolare una dialogo intercettato in cui Marco Toseroni, uno degli arrestati, spiega a due persone, Silvio Fanella e Giorgia Ricci, come sta operando a livello internazionale per iniziare il commercio dei diamanti: «Ma te spiego pure per fare questo… allora io ho fatto fare dai giapponesi (identificati in Mr Lee e Iwasawa Takeshi) due società cinesi … “cinese uno” e “cinese due”. Sono cinesi… non riconducibili…con questi qui, ho fatto contratti di … consignment agreement… come i contratti di conto vendita, per cui loro … noi mettiamo … non gli interessa a loro il carico di diamanti.., cioé non possono prendere così… nessuno gli chiede il bilancio prima …».

Si evince, rileva il gip, che si tratta di un sistema anche per far transitare diamanti anziché soldi: «Noi c’abbiamo una società di… c’avemo 13 milioni di diamanti… dobbiamo trovare una gemma di pari valore ovvero più gemme di pari valore ad Hong Kong… a quel punto non paghiamo un ca… circolano i diamanti»