Noemi Durini, la normale famiglia (figlio e padre) che l’ha ammazzata e sepolta

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Settembre 2017 - 10:32 OLTRE 6 MESI FA
Noemi Durini, la normale famiglia (figlio e padre) che l'ha ammazzata e sepolta

Noemi Durini, la normale famiglia (figlio e padre) che l’ha ammazzata e sepolta

ROMA – Noemi Durini, la normale famiglia (foglio e padre) che l’ha ammazzata e sepolta abita nel cuore d’Italia. Non quello geografico, quella normale famiglia che ammazza e seppellisce abita nel cuore della nostra società decomposta e orgogliosa di essere tale.

Una normale famiglia il cui figlio ragazzino, diciassette anni appena, normalmente picchia, usa le mani con la fidanzatina, Noemi appunto. E normalmente il tutto finisce, sta e staziona su Facebook. Quindi che lui usi le mani è fatto notorio, pubblico, normale. Fastidioso magari, ma in fondo normale. Mica è violenza racconta a se stessa la decomposta società, è bravata ed eccesso di ragazzini, passerà.

E più o meno la stessa cosa dice la società quando non è solo gente che fa la sua vita quotidiana, anche quando è società in forma di mini istituzioni che ricevono dai nonni di Noemi la segnalazione che quel ragazzo è violento. Se ne occupano le mini istituzioni e concludono che picchiare non si fa, ma passerà.

E l’altra grande istituzione italiana, la famiglia, che fa? Che fa la famiglia del ragazzo che picchia e riempie di botte (d’amore s’intende) Noemi? Di preciso non sappiamo. Di certo fa nulla. Con tutta probabilità condivide la cultura delle botte d’amore, del ti gonfio perché ti voglio bene.

Circondata da tanta normalità di casa in una decomposta società dove comandamento è farsi i fatti propri e sacramento è rispettare e temere la forza e messa quotidiana è la fuga da ogni responsabilità, la stessa Noemi giorno dopo giorno si consegna nelle mani di chi l’ammazzerà, lo fa quando si rassegna alla normalità di essere picchiata.

La normale famiglia del suo assassino quando il giovane materialmente ammazza normalmente mette in atto il valore primo e primario: quello del clan. E quindi il padre copre, non si ancora in qual modo e misura ma di questo è accusato, il figlio assassino. Forse lo aiuta a nascondere il cadavere di Noemi. Forse asseconda e consiglia il silenzio, il cercare di farla franca durato più di dieci giorni.

Già, va così perché una famiglia, una normale famiglia italiana che normalmente considera “buonismo” tutte ‘ste chiacchiere sulle violenze alle donne, normalmente considera e tratta le donne come proprietà domestica acquisita, normalmente sta in guardia e in diffida verso regole, limiti, leggi e Stato, normalmente educa la sua prole a prevalere e prevaricare, normalmente la protegge e copre dalla legge e da ogni responsabilità…una famiglia così è molto più normale di quanto non si pensi o si voglia pensare.

Ultimo ma non ultimo valore trasmesso al figliolo dalla normale famiglia del ragazzo assassino: nega e imbroglia le carte anche di fronte all’evidenza, mai assumersi la responsabilità delle proprie azioni. E infatti la rabbia quando sa di essere tra gli indagati e poi sotto interrogatorio prima la ricerca di complicità (maschile?) raccontando che Noemi usciva troppo con altri, poi il grottesco racconto di lui che accoltella lei con il coltello che lei aveva preso per sterminare la sua, di lui, famiglia. Tutto, come da insegnamento di normale famiglia italiana in decomposta società. Tutto tranne il coraggio e la decenza della verità.