Non c’è un euro: Natale, cenone e pranzo low cost

Pubblicato il 21 Dicembre 2011 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Natale 2011 sara' low cost, con una spesa per la cena della vigilia e per il pranzo di Natale che sara' di 2,3 miliardi, il 19% in meno rispetto allo scorso anno. A fare i conti e' l'indagine Confesercenti-Swg, secondo cui ben nove italiani su dieci rimarranno a casa.

Il clima di recessione e l'eccessivo peso delle imposte sui consumi, insomma, mettono in crisi il menu di Natale e fanno serrare le fila alle famiglie, con una festa all'insegna del calore domestico: il 92% rimarra' a casa, mentre avranno meno ''voglia di famiglia'' gli abitanti del Nord-Est e i giovanissimi, di eta' compresa tra i 18 e i 24 anni, che sceglieranno il ristorante o la vacanza.

Se la tradizione tiene, altrettanto non si puo' dire della spesa media per la cena e il pranzo di Natale, che si riduce drasticamente. Ci saranno infatti soltanto 88 euro (contro i 109 dello scorso anno) a disposizione per ciascuna famiglia, mentre si concederanno qualcosa in piu' i giovani: per gli under 24 la spesa media sara' di 125 euro, mentre per i giovani tra i 25 e i 34 anni si arrivera' a quota 101 euro. A pesare sulla spesa e' la condizione economica familiare: cresce il peso percepito delle tasse (+6%) mentre rimane invariata la preoccupazione legata al lavoro, presente per il 12% degli italiani, ma che sale a quote tra un terzo e un quarto per le fasce d'eta' 24-44 anni. Inoltre quasi un italiano su tre (28%) sostiene di riuscire ad arrivare, con lo stipendio, solo fino alla terza settimana del mese e il 10% dice di arrivare appena alla seconda. Scende dal 72% al 62% la quota di chi riesce a coprire tutti e trenta i giorni. Diminuisce, quindi, la fiducia nelle possibilita' personali e dell'Italia.

Quanto ai regali, sara' l'anno di cibi e vini: acquistati dall'83% degli intervistati, per la prima volta supereranno l'abbigliamento. Piu' di un giovane su tre (36%) sotto l'albero vorrebbe pero' trovare un lavoro. Seguono la riduzione dei costi della politica, meno tasse, ed un rinnovamento della classe dirigente. Ma c'e' persino un 7% che non vedrebbe male l'uscita dall'euro.