Olbia: furia Cleopatra e 10 anni di amministrazione Nizzi, il cementificatore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Novembre 2013 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA
Olbia: furia Cleopatra e 10 anni di amministrazione Nizzi, il cementificatore

Olbia: furia Cleopatra e 10 anni di amministrazione Nizzi, il cementificatore

ROMA – Olbia: furia Cleopatra e 10 anni di amministrazione Nizzi, il cementificatore. La città è rimasta senza argini contro la furia dell’acqua, debilitata da anni di speculazione edilizia di chi voleva trasformare l’antico borgo in una metropoli del turismo. Mariano Maugeri sul Sole 24 Ore  il giorno dopo la catastrofe umana e ambientale in Sardegna, punta il dito contro i dieci anni di amministrazione Pdl della città: dal 1997 al 2007, il sindaco Settimo Nizzi, uno degli innumerevoli medici di Berlusconi, capitato una notte a Villa Certosa per visitare Mamma Rosa.

Olbia, per certi versi rappresenta un caso emblematico: il centro storico è rimasto intatto mentre le altre zone hanno subito danni terribili. Conseguenze della speculazione edilizia si sente dire, e le responsabilità politiche? Maugeri ne individua una pesante: l’ex sindaco e la sua “ipertrofia lapidea” che contende al ciclone Cleopatra la paternità del disastro. Tutto comincia con una visita a Mamma Rosa:

Comincia così la sua inarrestabile carriera da sindaco, i dieci anni (1997-2007) dei ventritrè quartieri che sorgono dal nulla e diciassette piani di risanamento. Un’ipertrofia lapidea che come il ciclone Cleopatra spazza via leggi e regolamenti. I piani regolatori abortiscono sistematicamente sul nascere. Pittulongu, un pregiato tratto di costa fino ad allora popolato da nasse, reti e barche di pescatori, è l’oggetto concupiscente dei vip che sbarcano dal Continente. Un’incontinenza cementizia che spinge un magistrato a mettere sotto sequestro un intero quartiere e arginare la marea montante di 270 licenze edilizie. Gli azzeccagarbugli arruolati da Nizzi fanno leva sulla perequazione, la parolina magica che consente di scambiare i terreni dell’entroterra con quelli incontaminati di Pittulongu. (Mariano Maugeri, Il Sole 24 Ore)