Palermo: mentre le mogli si prostituivano i mariti accudivano i figli

Pubblicato il 1 Aprile 2010 - 10:14 OLTRE 6 MESI FA

Le mogli si prostituivano mentre loro accudivano i propri figli. E’ accaduto nel palermitano, fra Misilmeri, dove i carabinieri hanno arrestato G.S., 35 anni, originario del luogo, e A.B., di 28, residente a Bolognetta. Secondo quanto hanno ricostruito i militari, che da un anno svolgevano le indagini, i due uomini sfruttavano le mogli per far «quadrare» il bilancio familiare e pagare le bollette a fine mese, le rate della moto o della macchina.

A richiamare l’interesse dei militari, secondo l’Agenzia Ansa, è stato il movimento che si registrava fino a tarda notte nell’abitazione di G.S., a Bolognetta. I carabinieri hanno così posto sotto sorveglianza la casa  e subito hanno appurato che gli uomini costringevano le proprie mogli ad offrire prestazioni sessuali in cambio di cifre fra i 100 ed i 150 euro. Gli incontri intimi si consumavano anche nelle case dei clienti o negli alberghi, dove le donne venivano accompagnate dai mariti che poi aspettavano la fine dell’incontro amoroso.

In più di un’occasione, è stato appurato dagli inquirenti, gli uomini accudivano i figli minorenni. Il costo della camera dell’albergo, spesso a Cefalù oppure a Palermo, era a carico dei clienti.

Altri particolari sull’attività del gruppo è emersa dalle intercettazioni effettuate dagli inquirenti.  In un caso A.B. parlava al cellulare con la moglie, commentando un annuncio fatto pubblicare su un quotidiano di Palermo. L’uomo manifestava alla consorte il proprio compiacimento, perché l’annuncio appariva ai primi posti fra quelli pubblicati nella pagina e dunque avrebbe avuto maggiore risalto fra i potenziali clienti.

I carabinieri, nell’ambito dell’indagine durata un anno, hanno interrogato anche diverse persone, clienti abituali delle donne, che avrebbero confermato gli incontri amorosi, ma avrebbero smentito di essere a conoscenza del fatto che il giro era organizzato dai mariti.

Secondo il colonnello Teo Luzi, comandante provinciale di Palermo, «la vicenda s’inquadra nell’ambito della cosiddetta prostituzione sommersa, posta in essere tra le mura domestiche, alla base della quale emerge una grave  situazione di degrado  economico e sociale».