Petrolio in Veneto? Gli yankee vogliono portare le trivelle

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 16:15 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA –  Petrolio in Veneto? Gli americani del Texas ci hanno buttato l’occhio e vogliono portare le trivelle. La società si chiama «Aleanna Resources» e stando a quanto ha raccontato il Gazzettino prima e il Corriere della Sera poi il progetto riguarderebbe 70 Comuni delle province di Rovigo, Padova, Venezia.

Molti sindaci hanno storto il naso e per il 3 agosto è previsto il primo parere della Commissione veneta «Via» (Valutazione d’impatto ambientale). «La società texana ci chiede se il loro progetto di trivellazione è o no soggetto alla valutazione d’impatto ambientale. Si tratta di stabilire se è il caso di aprire la procedura che porterà al verdetto definitivo, o se dare il nulla osta preliminare», ha spiegato Silvano Vernizzi.

Non è la prima volta che le regioni italiane  rientrano nelle mire dei cacciatori di oro nero e idrocarburi, ma negli anni i cittadini non l’hanno quasi mai presa bene. «Il primo caso significativo di utilizzo dell’oro nero risale al Dopoguerra, quando l’Agip trovò un piccolo giacimento di petrolio a Cortemaggiore (Piacenza)», ricorda il Corriere della Sera.

In provincia di Treviso  c’è già la società inglese «Celtique Energie Petroleum» che per i prossimi sei anni potrà scavare fino a 4 chilometri di profondità su un’area di oltre 500 chilometri quadrati. «C’è un precedente di scavi avviati nel Trevigiano e anche nel Bellunese, vent’anni fa . Allora era l’Eni la società interessata. Io credo che vada tenuta alta la guardia. L’impatto ambientale è una cosa seria. E il fenomeno della subsidenza non va sottovalutato. Ora parliamo di petrolio, ma ricordo che nel 1973 fu bloccato il pompaggio di acqua dal sottosuolo che serviva per le industrie di Porto Marghera, poiché creava subsidenza. Se in Laguna la terra si abbassa e l’acqua si alza, l’effetto è disastroso», ha spiegato al Corriere Gianfranco Bettin, assessore all’Ambiente del Comune di Venezia.