Bertolaso-gate. Come spende la Protezione Civile: imprenditore denuncia

Pubblicato il 15 Febbraio 2010 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA

Carlo Gaiero

Ora che il mito creato dai mass media italiani di tutti gli orientamenti attorno a Guido Bertolaso mostra qualche lesione, anche i grandi giornali  cominciano a guardare oltre l’ovvio.  

Così Ettore Boffano, di Repubblica,  ha scoperto il blog di un imprenditore piemontese, Carlo Gaiero, che da anni ha denunciato e denuncia presunte malefatte della Protezione civile: ci sono coinvolti non solo Bertolaso, ma il suo predecessore, Franco Barberi, e non solo il governo di Silvio Berlusconi, ma anche quelli di Prodi e D’Alema.  

Secondo Gaiero la Protezione civile risponde solo in parte alla sua missione. Dietro l’etichetta si nascondono anche affari per milioni e miliardi e agli interessi privati nella gestione del denaro pubblico sono anche subordinati gli interventi più essenziali, come lo spegnimento degli incendi.  

Gaiero è di Casale Monferrato, la sua famiglia è di piccoli acciaieri ma lui dice a Boffano di essere fallito e di vivere della pensione della suocera dopo avere inseguito per 15 anni il sogno di fornire alla Protezione civile italiana degli aerei prodotti in Polonia, i Dromader, molto meno costosi dei Canadair e, in certe circostanze, di più facile gestione.  

Sostiene Gaiero che i Canadair hanno bisogno di grandi piste e non sono in grado di fare ricognizione con le cisterne cariche, cosa che li costringe a tornare a terra, fare il  pieno e ripartire. Invece i Dromader, secondo l’imprenditore, possono effettuare ricognizioni anche carichi d’acqua e per il decollo hanno bisogno di piccole piste.  

Secondo Gaiero, quando lui comprò in Polonia nel 1993 tre Domader spese 400 milioni di lire; la Protezione civile sotto il governo italiano (all’epoca retto da Carlo Azeglio Ciampi), acquistò lo stesso anno quattro Canadair per 120 miliardi.  

La storia dei rapporti tra Gaiero e la Protezione civile risale agli anni ’90. L’imprenditore va in Polonia per curare gli interessi del padre che ha un’azienda siderurgica e si imbatte nei Domader di cui intuisce subito il potenziale. In Italia nel 1993 è un anno nero per gli incendi ma il governo Ciampi preferisce i Canadair.  Gaiero non si scoraggia e costituisce la sua società, la Avianord e inizia ad assumere. Nel 1997 esce un bando aperto ai privati: la Avianord è l’unica ad avere i requisiti previsti, in particolare un minimo di tre anni di attività. Il bando, però, cambia in corsa: i tre anni diventano uno e, spiega Gaiero “alla fine vince la Sorem dell’abruzzese Giuseppe Spadaccini”.  

Eppure due anni prima la Avianord ottiene un incarico per coprire la provincia di Nuoro e conquista i migliori risultati degli ultimi trent’anni. Il 1998 sembra l’anno della svolta: Franco Barberi affida ai Domader la cura della Basilicata. E qui, racconta l’imprenditore, c’è una nuova “stranezza”: tutto è pronto ma Gaiero non riceve il contratto e quindi non può accedere ai finanziamenti. Per sbloccare la situazione il titolare di Avianord deve rivolgersi a una banca “segnalata”, la London Count che, in seguito, Cossiga accusò di essere vicina a D’Alema. Alla fine la situazione si sblocca e Gaiero ottiene in Basilicata ottimi risultati. Il trampolino definitivo? Nemmeno per sogno: dopo il 1998 Gaiero finisce nel “dimenticatoio” e viene congedato per lettera da Bertolaso. Alla fine Avianord è costretta a chiudere per fallimento.  

A far gelare il sangue, sul blog di Gaiero è in particolare il post del 23 agosto 2007: “A fine luglio a Peschici (sul Gargano) un inferno; ieri, in Sicilia a Patti altri morti bruciati vivi ma il Dipartimento Protezione Civile continua fin dall’anno 2000 a tenere fermi a terra questi aerei, lascia che l’Italia bruci e dichiara ogni anno di non avere a sufficienza per rispondere alle Richieste delle Regioni… perché?”.  

Gaiero poi snocciola le cifre: ” Con gli stessi soldi che la Protezione Civile spende per comprare un Canadair di questi Dromader se ne possono comperare 80, si potevano piazzare due aerei per ogni provincia a rischio”. Quindi accuse pesanti: “Bertolaso, nonostante avessimo già la più grande compagnia aerea che faceva acqua da tutte le parti (Alitalia), voleva la “sua” compagnia aerea più grande d’Europa per buttare acqua!”.  

Infine una domanda ai lettori: “Ma i cittadini lo sanno che lo Stato ha speso oltre 700 miliardi di lire per comprare questi Canadair per poi farli gestire ad un privato che non aveva mai fatto questo mestiere, non aveva piloti, non aveva aerei, non aveva nulla? Eppure la Protezione Civile gli ha dato oltre 700 miliardi da gestire”.  

Un altro blog, “La voce dell’emergenza” centra la sua attenzione sul modo di gestire la Protezione Civile sin dai tempi della direzione di Barberi. In un post dal titolo “Emergenza = permesso di aggirare le leggi” il blog ricapitola tutti i guai giudiziari del predecessore di Bertolaso:  

“Ma il funzionario in t-shirt che il premier vuole ministro non è il primo a scivolare dalla posizione di numero uno del Dipartimento. Il suo predecessore, l’ex sottosegretario ed ex direttore dell’Agenzia di protezione civile Franco Barberi, ha avuto i suoi guai con la giustizia, penale e contabile. Vicende Argo, Canadair, missione Arcobaleno, nomi sbiaditi nel passato seppur recente, ma che hanno un minimo comune denominatore: gli appalti. Gestiti fuori dalle regole delle assegnazioni pubbliche e conclusi con troppa discrezionalità e poca trasparenza. Almeno secondo i pm. A fine anni ’90 Barberi è coinvolto nello scandalo della missione Arcobaleno per gli aiuti ai profughi kosovari in Albania: il processo è ancora in corso a Bari e l’ex sottosegretario deve rispondere di associazione per delinquere e abuso di ufficio.  

Nel 2000 due inchieste, una penale e una contabile, gli addebitano di aver affidato con trattativa privata l’appalto per la fornitura dei canadair usati per spegnere gli incedi a una società totalmente inefficiente. Un’inefficienza considerata la prima causa, oltre che dello sperpero di denaro pubblico, di due vittime dei roghi a Reggio Calabria nel 1998. È del 2002 infine l’indagine a suo carico della Corte dei conti del Lazio sull’acquisto e la cessione dell’appalto per la manutenzione di Argo, un sistema di telecomunicazioni di emergenza costato alla Protezione civile 100 miliardi di vecchie lire ma tecnicamente superato prima ancora che la trattativa si concludesse”.