Protezione Civile. Intini, legato a Tarantini, quello di Patrizia D’Addario, vinse appalti grazie a Balducci. Bertolaso aveva negato

Pubblicato il 19 Febbraio 2010 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

Gianpaolo Tarantini

Nuove rivelazioni, riportate su vari giornali, sembrano fare emergere delle importanti contraddizioni tra quel che Guido Bertolaso ha detto con fermezza essere la verità e quello che invece sembrano i fatti.  Bertolaso aveva detto di aver conosciuto Gianpaolo Tarantini, ma aveva detto che a quegli incontri non era seguito alcun favore. Invece sembra proprio che le cose non siano andate così.

Tarantini è l’imprenditore barese che portò a palazzo Grazioli la escort Patrizia D’Addario e la presentò a Silvio Berlusconi. La vicenda emerse nell’estate 2009 quando esplose lo scandalo. Si disse che Tarantini faceva i favori per sé e per altri amici pugliesi. Tra questi c’era Enrico Intini, che Tarantini presentò a Bertolaso.

Il 3 luglio 2009 Bertolaso disse: «Questo signor Tarantini mi è stato presentato e mi ha portato un tal signor Intini, che avevo già conosciuto durante il governo Prodi perché mi era stato presentato da quello che oggi è l’onorevole Francesco Boccia. Come sotto il governo Prodi, anche sotto il governo Berlusconi questo signor Intini non ha venduto neanche una matita o un cerotto. Questi sono fatti».

I fatti però dicono che la Sacaim, l’azienda che fa capo a Intini, vinse l’ambito appalto.   L’appalto aggiudicato all’impresa di Intini, era quello per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia. Un appalto da 61,3 milioni di euro, indetto dal Dipartimento della Protezione Civile guidato da Angelo Balducci. Balducci è uomo molto vicino a Bertolaso ed è stato travolto dall’inchiesta sullo “scandalo della Protezione Civile”. Un appalto così ambito che le aziende sconfitte dalla Sacaim fecero ricorso, ma persero anche in questo caso.

Non era la prima volta che Intini e Balducci si erano trovati in contatto. Infatti la Sacaim si era aggiudicata anche un altro appalto a Venezia, quello relativo alla ricostruzione del teatro La Fenice. Era il 2008, e l’appalto era stato vinto in un primo momento da un’altra impresa, la Holzmann-Romagnoli. Ma i lavori del gruppo andavano a rilento e l’allora sindaco di Venezia, Paolo Costa, aveva nominato Balducci commissario per la ricostruzione del teatro. Balducci consigliò a Costa di licenziare la Holzmann-Romagnoli e di indire una nuova gara: la gara fu vinta proprio dal gruppo di Intini.

D’altronde Enrico Intini ha “confessato” di aver dato 150 mila euro a Tarantini: l’imprenditore pugliese spiegò che quella cifra era una sorta di “polizza” che aveva versato per ottenere una via preferenziale nell’assegnazione di alcuni appalti. In particolare, Intini spiegava che la sua azienda era interessata ad entrare nell’elenco delle società che lavoravano con la Protezione Civile per la gestione delle emergenze: la vicinanza di Tarantini a Silvio Berlusconi sembrava una garanzia sufficiente per poter arrivare a Bertolaso.

Le vicende di Intini non sono le uniche a creare un legame tra Tarantini e la Protezione Civile. Tarantini ha venduto la sua azienda sanitaria, la Tecno Hospital, alla Myrmex, una società che fa capo a Gian Luca Calvi. Quest’ultimo è fratello di Gian Michele Calvi, presidente dell’Eurocentre, un organismo che si definisce “senza scopo di lucro”. Ma Gian Michele Calvi è anche il referente del progetto C.A.S.E., quello che si sta occupando della ricostruzione post-terremoto a L’Aquila.