Pusher voleva la “sua” piazza di spaccio: torturato fino a morire nel bosco, corpo abbandonato in strada

Nelle scorse ore è scattato il blitz della polizia che ha portato a 26 misure cautelari (di cui 24 in carcere). i reati contestati sono tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti.

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Giugno 2023 - 11:20 OLTRE 6 MESI FA
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26 arrestati per aver torturato il giovane pusher24enne (Ansa)

Pusher voleva la “sua” piazza di spaccio. E per questa ragione è stato torturato fino a morire. Il suo corpo è stato poi abbandonato sul ciglio della stradale di Malpensa tra Lonate Pozzolo e Vanzaghello. Un ragazzo di 24 anni è stato ucciso così nel maggio del 2022. Il giovane voleva aprire una piazza di spaccio tutta sua. Il capo se n’era accorto e gliel’aveva fatta pagare facendolo torturare nel bosco fino a morire.

Pusher voleva la “sua” piazza di spaccio: torturato fino a morire nel bosco

Nelle scorse ore è scattato il blitz della polizia che ha portato a 26 misure cautelari (di cui 24 in carcere). i reati contestati sono tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti.

Gli arresti ha permesso di smantellare una banda di pusher dei boschi attiva tra Piemonte e Lombardia. Banda di pusher marocchini comandata da due fratelli “proprietari” di diverse piazze di spaccio nei boschi tra Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.

L’indagine nel maggio 2022 dopo il ritrovamento del corpo

L’indagine è iniziata sabato 7 maggio 2022 quando in una piazzola di sosta lungo la ss336 tra Lonate Pozzolo e Vanzaghello era stato trovato il corpo senza vita del 24enne. Il giovane aveva rubato 30mila euro di stupefacenti per cercare di aprire una  sua propria piazza vicino a Laveno Mombello (provincia di Varese). I vertici della banda se ne sarebbero accorti decidendo così di fargliela pagare. L’avrebbero attirato in un bosco del milanese per torturarlo. 

La compagna del “boss”, durante la tortura avrebbe anche chiamato il padre della vittima che risiede in Spagna chiedendogli di saldare il debito del figlio. Non se n’era poi fatto nulla: il giovane era morto per via delle torture subite.

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