Quarantenne condannato per estorsione, “pretendeva” la paghetta dai genitori

Raffaele d'Ettorre*
Pubblicato il 21 Aprile 2010 - 13:04 OLTRE 6 MESI FA

Maltrattava gli anziani genitori perché “voleva la paghetta”. La Cassazione però ha respinto il ricorso e lo ha condannato in via definitiva.

L’uomo, Tommaso M., 43 anni, da tempo sottoponeva i familiari – particolarmente la madre – a maltrattamenti continui, per ricevere la famigerata “paghetta”, ovvero il denaro necessario a pagarsi le spese extra oltre al vitto e all’alloggio, che i parenti già gli garantivano da fin troppo tempo.

Condannato per maltrattamenti, Tommaso ha protestato in Cassazione, sostenendo la legittimità della sua pretesa «di ricevere denaro dai genitori, considerato che era privo di lavoro e, per lo stretto legame di parentela, aveva titolo per ottenere un contributo da parte dei genitori stessi». La Cassazione però ha risposto che in questo caso «le somme richieste con modalità violente» non servivano per il mantenimento di Tommaso, al quale i genitori provvedevano con puntuale precisione già da tempo. Non è dunque legittimo pretendere una somma accessoria per “andare a divertirsi”. La Cassazione dunque conferma la sentenza emessa lo scorso 22 aprile dalla Corte di appello di Napoli. L’uomo infatti era stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione per maltrattamenti familiari, lesioni e tentata estorsione.