Rai-Agcom, indagati giornalisti di Repubblica: “Furto di atti”

Pubblicato il 19 Marzo 2010 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA

Per il gip del Tribunale di Trani c’erano dei giornalisti-talpe che hanno rubato. L’ipotesi di reato per i giornalisti di Repubblica Francesco Viviano e Giuliano Foschini, indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trani Rai-Agcom, è furto pluriaggravato e pubblicazione arbitraria di atti segreti.

«Sono infastidito e rammaricato per quanto accaduto, non è una bella cosa, penso sempre al rapporto di correttezza con le persone», ha detto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Roberto Oliveri Del Castillo rispondendo alle domande alcuni giornalisti fuori dalla porta del suo ufficio, dal quale nei giorni scorsi sono stati portati via e poi fotocopiati atti dell’inchiesta Rai-Agcom poi riportati al loro posto.

«Cosa pensate, che qui ci sia sempre il clamore di questi giorni? Qui dentro potrebbero anche ammazzarci e non se ne accorgerebbe nessuno», ha risposto il giudice a chi gli ha chiesto se non fosse stato il caso di avere carabinieri o vigilanza fuori dalla sua stanza. «A volte chiudo la porta – continua Oliveri Del Castillo – ma per abitudine personale».

Alla domanda sul luogo in cui si trovassero gli atti trafugati, se sulla scrivania, il gip ha replicato: «Non posso dirlo, non rispondo». Il gip ha poi aggiunto di non sapere nulla del video che riprenderebbe l’atto del furto. La stanza del gip si trova al primo piano del palazzo di giustizia di Trani e vi si accede da due diversi corridoi.

Il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, ha commentato: «Provo un senso di profonda amarezza e non darò tregua alle talpe che hanno suscitato questo scandalo mediatico, nell’interesse non solo della giustizia, che deve lavorare serena, ma anche di voi giornalisti e della vostra deontologia. Non abbiamo avuto il tempo di guardare le carte – ha aggiunto – cosa fatta faticosamente in queste ore dal pool dei magistrati, che già le notizie erano sui giornali. Ne va della dignità dei giornalisti».