Reggio Calabria, bomba davanti al portone del Tribunale

Pubblicato il 3 Gennaio 2010 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA

carabinieri-al-tribunalePer la magistratura non ci sono dubbi: è stato un atto di origine mafiosa quello che ha colpito nella mattina di oggi la Procura di Reggio Calabria. Un ordigno è esploso intorno alle 5 di mattina davanti al portone del tribunale , dove ha sede anche la Procura Generale, nella centralissima piazza Castello.

La bomba era costruita artigianalmente e giudicata ad alto potenziale: conteneva esplosivo collegato a una bombola del gas. È stata confezionata con lo stesso materiale utilizzato durante i quotidiani tentativi di estorsione da parte della ‘ndrangheta ai danni di commercianti e imprenditori del capoluogo calabrese. L’ordigno era composto da una bombola con 20 chili di gas liquido alla quale era stata applicata una quantità ancora imprecisata di tritolo e una miccia. L’esplosione ha provocato danni al portone, scardinando un’inferriata. In quel momento non c’erano passanti e nessuno si è fatto male.

Secondo i primi accertamenti, dalle telecamere di sorveglianza sarebbero state viste due persone coperte da un casco integrale – al momento ancora ignote – che si sono avvicinate al portone della Procura generale a bordo di uno scooter.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che hanno avviato le indagini.

Poi una lunghissima riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato d’urgenza dal prefetto Francesco Musolino, che tra qualche giorno lascerà la città dello stretto per raggiungere la sede di Genova. All’incontro hanno partecipato il procuratore generale, Salvatore Di Landro, l’Avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, il procuratore aggiunto della Repubblica, Michele Prestipino e i vertici provinciali delle forze dell’ordine. E il ministro dell’Interno Maroni ha convocato un vertice per il 7 gennaio.

Proprio dalla riunione di oggi sarebbero uscite alcune risposte sull’accaduto. Prevalente, ad esempio, è la teoria che il movente sia da ricercare nell’opera di contrasto alla ‘ndrangheta condotta dalla Procura generale sotto il profilo del sequestro e della confisca di beni ai mafiosi e nella delicatezza di alcuni procedimenti che sono pendenti davanti ai giudici di secondo grado e che riguardano le cosche più importanti della città e della provincia. L’attentato.

Il Procuratore generale Salvatore Di Landro non ha dubbi: «E’ un attacco diretto all’attività della Procura contro la criminalità organizzata».

Pronte le parole di sostegno dal mondo politico. In particolare ad arrivare per primo è stato il messaggio di Napolitano. «Appresa la notizia del grave atto intimidatorio di questa notte, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso ai capi degli uffici requirenti della città la sua solidarietà e la vicinanza del Paese a tutti i magistrati reggini. Il Capo dello Stato -rende noto un comunicato del Quirinale- ha manifestato il convinto apprezzamento e il forte incoraggiamento alla tenace azione, assieme alle forze dell’Ordine, di contrasto della criminalità, assicurando il pieno sostegno delle istituzioni».

«E’ un atto di una gravità inaudita e si respira un clima molto pesante – ha detto invece il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero – Bisogna fare fronte comune per evitare che i poteri criminali attentino alla democrazia. La Calabria vera – ha aggiunto – è vicina ai magistrati reggini che non si faranno certamente intimidire da episodi anche così pesanti, come non si sono mai fatti intimidire in passato».

Il procuratore generale Salvatore Di Landro, incontrando i giornalisti, ha espresso molta preoccupazione per il grave atto intimidatorio. L’alto magistrato ha affermato che, in un primo momento, si era pensato che il gesto fosse rivolto contro gli uffici del giudice di Pace, successivamente però, vista la potenzialità dell’ordigno e le modalità professionali con cui lo stesso è stato costruito e posizionato, è prevalsa l’ipotesi che l’attacco sia rivolto agli uffici della Procura generale.

«Voglio ricordare – ha detto Di Landro – che l’ufficio della Procura si occupa della confisca e del sequestro dei beni, e dei procedimenti di appello contro le cosche della criminalità organizzata. Chiederò nel corso del vertice con il prefetto maggiori controlli delle forze dell’ordine e maggiore vigilanza dei nostri uffici, ma soprattutto un maggior controllo da parte degli uffici preposti».

«E’ un fatto di una gravità senza dimensione – ha detto il sostituto procuratore generale a Reggio, Franco Mollace – un attacco diretto all’ufficio che evidentemente, negli ultimi tempi, ha segnato una rottura col passato. E’ un segnale diretto per l’attività che abbiamo in corso e per quello che in futuro si potrà fare. E’ evidente un indirizzo nuovo dell’ufficio e certamente non gradito alla criminalità organizzatà».