Sarah Scazzi: arrestato per millantato credito l’ex portavoce della famiglia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Maggio 2017 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA
Sarah Scazzi: arrestato per millantato credito l'ex portavoce della famiglia

Sarah Scazzi: arrestato per millantato credito l’ex portavoce della famiglia

TARANTO – Pantaleo Valentino Castriota, il sedicente sacerdote che si faceva chiamare “don Leo Scanderberg”, che nell’immediatezza del delitto di Sarah ad Avetrana fu portavoce della famiglia Scazzi, è stato arrestatonella giornata di venerdì dalla GdF di Bergamo per circonvenzione di incapace e millantato credito.

Tra le vittime un anziano che nel 2013 aveva perso figlia e nipotina in un caso di omicidio-suicidio. Figlia che era sposata con il nipote dell’ex ministro Calderoli.

A chiedere l’arresto di Pantaleo Castriota è stato il pm di Bergamo, Gianluigi Vettori, e l’ordinanza è stata firmata dal gip Federica Gaudino, che ha anche disposto l’obbligo di firma nei confronti di un finanziere accusato di accesso abusivo alle banche dati in quanto avrebbe agevolato l’attività del falso sacerdote fornendogli informazioni sensibili e riservate.

Il sedicente “don Leo Scanderberg”, che giovedì sera, quando è stato bloccato, ha ammesso che è stato per un breve periodo il portavoce della famiglia Scazzi e che però ha negato gli addebiti, secondo l’inchiesta tra le sue molteplici vittime contava anche l’anziano la cui figlia era sposata con il nipote di Calderoli. Come emerge dalle indagini, dopo l’omicidio-suicidio che aveva coinvolto la donna e sua figlia, e dopo l’archiviazione del fascicolo penale da parte della magistratura bergamasca, era caduto in una profonda crisi. Convinto che la vicenda fosse “opera di terzi”, si era avvicinato da prima a una sensitiva, ritenuta in grado di stabilire contatti medianici con figlia e nipotina, e poi tramite la stessa sensitiva aveva conosciuto il sedicente sacerdote.

Quest’ultimo secondo gli investigatori avrebbe approfittato della debolezza psicologica dell’uomo mettendo a punto un piano per estorcergli denaro. Gli avrebbe fatto credere che dietro la tragedia che lo aveva colpito nei suoi affetti famigliari ci sarebbe stato – scrive la Gdf – “un complotto di matrice politica ordito dai servizi segreti preordinato a insabbiare il caso giudiziario”. don Leo avrebbe così indotto la sua vittima a versare soldi per far fronte a spese per indagini e trasferte di funzionari di polizia, e magistrati inesistenti, denaro che in realtà sarebbe stato intascato dal Castriota.