“Se incontro Kabobo…”. Chiamare no, sparare sì

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 17 Maggio 2013 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

Kabobo, il ghanese irregolare che ha ucciso 3 persone a Milano

MILANO – Quelli che…se incontro Kabobo gli sparo ma non chiamo la polizia. E’ un sentimento di pancia quello che ha suscitato il “nero col piccone” che sabato scorso ha colpito passanti a caso per Milano uccidendone tre. Ha agito in un arco temporale considerevole, circa un’ora e mezzo, senza che testimoni o vittime delle picconate (quelli non gravi ovviamente) facessero una telefonata alle forze dell’ordine.

Kabobo è andato avanti, eppure è stato visto. E su di lui, sul clandestino impazzito che nemmeno doveva starsene libero in Italia, è stato scritto di tutto. Meno è stato scritto sull’aspetto, diciamo, “antropologico”, di chi Kabobo l’ha incontrato. Oppure di chi non l’ha incontrato ma ha detto cosa avrebbe fatto nel caso. Non avrebbe chiamato la polizia, avrebbe sparato. Tanti l’hanno pensato, qualcuno persino detto.

Anche qualcuno che è meno “qualunque” degli altri. Piero Longo, avvocato, deputato Pdl e avvocato difensore di Silvio Berlusconi. Nemmeno lui, nella sua triplice veste di professionista, rappresentante delle istituzioni e legale dell’ex premier, si è sottratto al gioco perverso dell'”io gli avrei sparato” e non avrei chiamato la polizia. Ovvero la reazione più impulsiva e meno civile, che non contempla nemmeno l’ipotesi di rivolgersi alle forze dell’ordine (l’unica, per inciso, prevista dalla legge) o perché dà per scontato che siano queste carenti e inefficienti o perché, invece, la pistola dà un senso immediato ed efficace di “giustizia” a chi pensa di usarla.

Ecco cosa dice Piero Longo, uno dei tanti (c’è da esserne certi) che davanti all’episodio di Kabobo ha pensato “ma quale polizia, avrei sparato”:

Kabobo? Io gli avrei sparato con la mia pistola, immediatamente. Subito dopo aver capito cosa stava facendo gli avrei sparato alle gambe” ha detto Longo a La Zanzara su Radio 24. “Basta sparare alle gambe – dice Longo – per farlo smettere di dare picconate alla gente. Se non si fosse fermato avrei sparato di nuovo alle gambe, e poi addosso. Con chi credete di parlare? Non mi sarei andato a nascondere da qualche parte”. “Ho la pistola qui davanti a me nel mio studio – continua Longo – anche se non posso portarla né alla Camera né in tribunale e nemmeno in treno. E’ una Luger Lcr fabbricata in America. Mi hanno appena rinnovato il porto d’armi”.

Il fatto di essere avvocato e insieme uomo delle istituzioni, oltre che difensore di un altro uomo delle istituzioni, non impedisce quindi a Longo di immaginarsi giustiziere a suon di pistolettate. A questo punto più che, come fa Grillo che si chiede “Quanti sono Kabobo d’Italia?”, verrebbe da domandarsi “quanti sono i Longo d’Italia?” e non con minore senso d’allarme.