Stefano Leo, e se Said Mechaquat avesse sbagliato persona? L’ipotesi: somigliava al compagno della ex

di Daniela Lauria
Pubblicato il 3 Aprile 2019 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Leo, e se Said Mechaquat avesse sbagliato persona? "Voleva uccidere il compagno della ex"

Stefano Leo, e se Said Mechaquat avesse sbagliato persona? “Voleva uccidere il compagno della ex”

TORINO – E se Stefano Leo fosse stato ucciso per errore? A destare dubbi sul movente di Said Mechaquat, il 27enne di origini marocchine reo confesso del delitto dei Murazzi, è Nicola M, padre di Fabio, nuovo compagno della ex moglie di Said. Diceva che “un giorno o l’altro gli avrebbe tagliato la gola”, ha spiegato l’uomo al quotidiano la Repubblica acquisendo la consapevolezza che forse oggi suo figlio è un miracolato. 

E’ stato lo stesso Mechaquat, in fase di confessione, a raccontare agli inquirenti che la moglie lo ha lasciato nel 2015 e “la cosa peggiore è sapere che mio figlio chiama papà il suo nuovo compagno”. “Said e Fabio si conoscono – ha spiegato il padre Nicola – hanno litigato spesso perché mio figlio difendeva la sua compagna con cui vive da diversi anni. Ma forse Said  si è confuso, non lo so”. E poi c’è la somiglianza inquietante tra il povero Stefano e Fabio: “La barba, il sorriso, a parte gli orecchini e il colore degli occhi si assomigliano come due gocce d’acqua. Quell’uomo voleva sgozzare mio figlio, non quel povero ragazzo“, dice ancora il padre.

Intanto al Palazzo di Giustizia di Torino si continua a lavorare al caso. Che sia stato Said Mechaquat è quasi una certezza. Ma sul movente c’è ancora qualche dubbio. Il racconto dell’uomo, ampio e denso di particolari, è stato verificato punto per punto dai carabinieri. A destare parecchie perplessità è stata proprio la giustificazione che ha fornito: uccidere un ragazzo come lui per “togliergli il futuro“. Una perizia psichiatrica, e una dichiarazione di seminfermità mentale, potrebbero portare a uno sconto di parecchi anni di galera. Ed è anche per questo che le sue parole vengono vagliate con attenzione dal procuratore vicario Paolo Borgna e dai pm Enzo Bucarelli e Ciro Santoriello.

L’interrogatorio delle persone che hanno conosciuto Said aggiungerà gli ultimi tasselli a un mosaico che comunque, nelle sue parti essenziali, è già quasi completo. Per ora si sa che in passato, nonostante qualche stravaganza, Said non aveva mai dato evidenti segni di squilibrio. Gli era anche già capitato di avere a che fare con la giustizia per una questione di maltrattamenti in famiglia e, in quell’occasione, non era emerso niente – secondo quanto viene riferito – di riconducibile a una malattia mentale vera e propria.

Il suo stesso avvocato, Basilio Foti, interpellato dall’Ansa, ha detto che durante gli interrogatori resi domenica era “educato, lucido, composto, in grado di esprimersi in perfetto italiano”. In ogni caso gli inquirenti sono ormai convinti che il killer sia Mechaquat. I dettagli combaciano. Ci sono immagini che lo ritraggono mentre alle 9:33 del 23 febbraio attraversa piazza Vittorio per raggiungere il lungopo Machiavelli, dove Stefano Leo troverà la morte. La misteriosa figura che si intravede allontanarsi dopo l’aggressione è “compatibile” (il video è di pessima qualità) con la sua.

Un altro punto che convalida il racconto è dato dal filmato, considerato fondamentale, in cui lo si vede proprio sul tram che dice di avere preso per lasciare il centro storico della città. E ancora, una serie di circostanze che erano note solo agli investigatori perché non erano mai trapelate agli organi di stampa. Quanto all’arma, un coltello da cucina dal manico e la lama di colore fucsia, sarà esaminato dal Ris dei carabinieri. Ci vorrà ancora qualche giorno. (Fonte: la Repubblica)