Vittime della mafia non parlano e non querelano: tre boss forse presto scarcerati

Una questione che allarma i magistrati perché il caso si può riproporre.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Gennaio 2023 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
Vittime delle mafia non parlano e non querelano: tre boss presto scarcerati

Vittime della mafia non parlano e non querelano: tre boss presto scarcerati FOTO ANSA

Mancano le querele delle vittime, condizione di procedibilità introdotta per certi reati come quello di lesioni, nel 2022, dalla riforma Cartabia, e la Procura di Palermo è costretta a chiedere la scarcerazione per tre boss, imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso. Le vittime, interpellate dal giudice come prevede la norma, si sono infatti rifiutate di querelare i capimafia.

Ai pm quindi non è rimasto che chiedere la revoca della misura. La vicenda riguarda i boss che, oltre ai reati di associazione mafiosa ed estorsione, rispondevano in questo procedimento, a vario titolo, di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso. Per entrambe le ipotesi di reato la riforma Cartabia prevede la querela come condizione di procedibilità.

Arrestati prima della legge Cartabia

I tre mafiosi sono stati arrestati prima dell’entrata in vigore della legge: in questo caso vige, dunque, il regime transitorio che impone al giudice di verificare la volontà querelatoria delle persone offese. Qualora le vittime non vogliano procedere con la querela, la misura cautelare è inefficace. Secondo quanto emerso dalle indagini, a seguito delle quali i tre furono arrestati, gli indagati sarebbero responsabili del sequestro e del pestaggio di due persone ritenute dalla cosca responsabili di una rapina non autorizzata da Cosa nostra. Interpellate sulla volontà di querelare i tre mafiosi le vittime si sono rifiutate.

La questione allarma i magistrati perché il caso si può riproporre

L’Anm chiede di cambiare subito la riforma Cartabia per i casi di mafia. “Le recenti notizie di stampa in ordine alla probabile revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l’aggravante del metodo mafioso o dell’ agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento , in tempi rapidi, delle scelte del legislatore”, dice il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, interpellato dall’ANSA.

“In presenza di tal tipo di aggravanti anche il reato che, in astratto, può sembrare di non particolare gravità, assume una fisionomia incompatibile con l’affidamento alle singole persone offese della possibilità di perseguirlo in concreto, secondo logiche di deflazione del carico giudiziario che sono accettabili soltanto in riferimento a reati autenticamente bagatellari”, afferma Santalucia. 

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