Afghanistan: sospette lesioni alla colonna per la ragazza ferita nell’attentato

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 19:58 OLTRE 6 MESI FA

Cristina Buonacucina

Non è in pericolo di vita, ma il caporale Cristina Buonacucina ha delle sospette lesioni alla colonna vertebrale, anche se comunque riesce a muovere le gambe. Da quanto apprende l’ANSA, la donna rimasta ferita nell’attentato di stamani in Afghanistan ha riportato anche una compressione epatica, un versamento ematico e fratture alle caviglie.

E’ una ragazza “molto forte e determinata”, con la vita militare da sempre nel cuore, il caporale Cristina Buonacucina, nelle parole di chi la conosce bene. Forte e determinata la descrive Rita Cavallo, che con lei divide un piccolo appartamento a Moncalieri (Torino). E così ne parla il padre Giuseppe, infermiere all’ospedale di Foligno, la città della famiglia. “Papà ti manda tanti baci” ha detto rivolgendosi idealmente a lei attraverso i giornalisti.

A Foligno Cristina è nata, il 30 novembre 1983, e cresciuta prima di trasferirsi per qualche anno nella vicina Spello. E poi al nord, per arruolarsi nell’esercito. “Sapeva – ha detto la sua coinquilina – che non avrebbe indossato la divisa, ma la mimetica”. Nella città umbra il caporale ferito ha un fratello più grande, Luca, di 33 anni, due anziani nonni e una zia che le sono stati sempre molto vicini. Cristina ha infatti perso la mamma dieci anni fa per una malattia. Aveva 40 anni. La passione per la vita militare è da sempre nel cuore della giovane. Il papà non sa indicare tuttavia un motivo particolare per la scelta di sua figlia, che egli ha però accettato a malincuore. Pagine dedicate alle Forze armate si trovano anche nel profilo Facebook di Cristina, così come quelle sui cani, altro suo grande amore.

Oggi, a Foligno, in un appartamento al secondo piano di una palazzina nell’immediata periferia della città, subito dopo la tragedia avvenuta in Afghanistan si sono ritrovati il papà Giuseppe (residente in una vicina frazione della città) e il fratello, che abita qui, mentre i nonni sono al primo piano dello stesso palazzo. A dare loro la notizia è stato, stamani, il generale Celeste Rossi, che guida il comando militare esercito dell’Umbria, giunto a Foligno con una psicologa. Visibilmente provato, Giuseppe Buonacucina ha accettato di parlare con i giornalisti in attesa nel piazzale antistante il palazzo. “Nella disgrazia – ha detto – scatta quel pizzico di egoismo sano, da parte mia, che mi fa dire che mi sento fortunato perché poteva essere veramente un disastro molto più grave di quello che stiamo vivendo”. “Cristina – ha detto il papà – è una ragazza impagabile, lo dico soprattutto in questo momento”.

Il caporale Buonacucina è nell’esercito da tre anni. Aveva fatto prima un anno di ferma volontaria, a Bolzano, per poi tentare il concorso che non era andato bene. Aveva quindi deciso di rimanere ancora un anno come “Vf+1” e quindi vincere il concorso per la ferma volontaria per quattro anni. Dal gennaio scorso si era per questo trasferita a Torino. Quella in Afghanistan era la sua prima missione. Era partita nell’aprile scorso. “E’ convinta della sua scelta – ha spiegato il papà Giuseppe – anche se io in un primo momento non condividevo molto. Ma se per lei quello è il suo mondo, con rammarico, però benvenga”. I familiari di Cristina, a Foligno, non sono ancora riusciti a parlare con lei. “Ci sentivamo tutti i giorni – ha spiegato il padre – ma a volte ci sono problemi con la linea. E’ successo anche ieri sera, ho provato tre o quattro volte, ma non sono riuscito a parlarci”. Cosa vorrebbe dirle in questo momento? gli hanno chiesto i giornalisti. “Forza, speriamo di rivederci presto – la risposta del padre -, sei sempre grande. Papà ti manda tanti baci”.

Sono 83 le soldatesse nel contingente italiano schierato ad Herat, circa 3.100 militari. Quella delle donne è una realtà ormai consolidata nelle missioni italiane all’estero: la ‘quota rosa’ è presente in quasi tutti i reparti, dove operano al fianco dei colleghi maschi.