Confindustria: “La crisi è peggio di quello che pensavamo”

Pubblicato il 25 Giugno 2012 - 19:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La crisi è peggio del previsto: lo dice il Centro studi di Confindustria. ”Nelle nuove previsioni che il Centro presenterà il 28 giugno, è scritto nella nota del Centro, si prende atto della peggiore realtà, con effetti netti su Pil, mercato del lavoro e conti pubblici”. Gli economisti parlano di dinamiche ”decisamente meno positive” rispetto al quadro disegnato con il rapporto dello scorso dicembre.

Il Centro studi di Confindustria ”aveva disegnato lo scorso dicembre uno scenario economico per l’Italia fondato sulla rapida soluzione dell’eurocrisi che avrebbe consentito il rientro, sebbene parziale, degli spread e messo in moto la ripresa già dai mesi estivi. Un’assunzione dichiaratamente ottimistica. Le dinamiche si sono rivelate, come temuto, decisamente meno positive sia sul fronte della domanda interna e della produzione sia su quello della finanza”.

Nel rapporto di fine giugno sulle previsioni economiche ”contrariamente all’opinione di molti analisti e allo scetticismo degli investitori, si assegna, però ancora un’elevata probabilità al rapido rilancio dell’Unione monetaria e si esclude l’uscita di qualunque Paese dall’Eurozona, evento che innescherebbe incontrollabili reazioni a catena di natura economica e geo-politica. Cosicché l’appuntamento con la ripresa viene solamente rinviato”.

Crisi peggiore in tutta Europa. Il giudizio del Centro studi è negativo per tutta l’Europa: Le condizioni dell’area euro si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa”, avverte il CsC, sottolineando che ”le misure finora adottate da Bce e governi si sono dimostrate del tutto inadeguate”. Per gli economisti di via dell’Astronomia ”le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l’intera economia europea”. E’ indispensabile ”cambiare strategia”.

Per il Centro studi è indispensabile cambiare strategia ”mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e che non impediscano di sostenere nell’immediato la domanda, o per lo meno evitino di comprimerla ulteriormente rispetto a quanto già fanno le forze che agiscono in senso recessivo, quali lo sgonfiamento delle bolle immobiliari, la riduzione della leva dei sistemi bancari e l’aggiustamento dei bilanci familiari”.

Secondo Confindustria ”l’impegno assunto nel vertice quadrangolare di Roma di un piano di rilancio pari all’1% del PIL europeo va nella giusta direzione perche’ riconosce implicitamente la necessita’ di mutare passo, anche se ha un che di deja vù non del tutto rassicurante.

Il Csc indica che ”soprattutto, occorrono altre misure per fermare e invertire la disunione creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo di risanamento. Per questo è cruciale l’esito del vertice europeo del 28-29 giugno.