Crisi, Confcommercio: consumi ai livelli del ’99. La ripresa solo nel 2012

Pubblicato il 10 Gennaio 2011 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

Nel biennio 2008-2009, in piena crisi economica, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un ”pauroso salto all’indietro” e tornando ai livelli precedenti il 1999. E’ l’analisi di Confcommercio, secondo la quale ”la vera ripresa” dei consumi arriverà solo nel 2012.

L’organizzazione sottolinea comunque che, nonostante il minor reddito disponibile, le famiglie si sono dimostrate ”vitali e reattive”, adeguando le loro abitudini di spesa ”per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi”.

”Con una riduzione media annua del 2,1% nel biennio 2008-2009, scrive Confcommercio nel rapporto sui consumi 2010, i consumi pro capite tornano ai livelli di dieci anni fa, ma le famiglie italiane, nonostante il perdurare della crisi e la riduzione del reddito disponibile, si sono dimostrate vitali e reattive: meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso anche a quote di risparmi è stato, infatti, il comportamento di spesa adottato per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi”.

I consumi. I consumatori non hanno cioè subito passivamente la crisi, ma hanno colto le opportunità offerte dal mercato per ridurre al minimo gli effetti della recessione. Tra le voci di consumo, nel biennio in esame, è risultata quindi inevitabilmente in calo innanzitutto la spesa per le vacanze (-3,2%). Ma è diminuita anche quella per i pasti in casa e fuori casa (-3,2%), la mobilità e le comunicazioni (-3,1%) e l’abbigliamento (-3,1%). Al contrario hanno tenuto le spese per la salute (+2,5%), per elettrodomestici e IT domestico (+2,4%) e quelle per beni e servizi per la telefonia (+0,4%).

Secondo Confcommercio, i tempi di recupero del terreno perso si prospettano ora ”lunghissimi”. Infatti, guardando alla spesa delle famiglie e agli occupati, ”non soltanto appare evidente la posizione attuale del livello dei consumi (poco sopra i minimi storici) ma si capisce che la modesta ripresa non si è trasmessa ancora al mercato del lavoro.

Senza una maggiore occupazione difficilmente si osserverà una curva crescente nella spesa reale per consumi. E senza consumi difficilmente ci sarà una ripresa solida”, sottolinea l’associazione. Per il 2010 Confcommercio stima infatti un ”modesto” +0,4%, seguito da un +0,9% quest’anno e da una ”vera ripresa” dei consumi nel 2012, con un +1,6%.

Nell’analisi di lungo periodo (dal 1992 alle previsioni per il 2012), le abitudini di spesa mostrano cambiamenti profondi. E’ aumentata di cinque volte la spesa per beni e servizi di telecomunicazioni (cellulari, abbonamenti telefonici e internet, ecc.) rispetto a quella per la mobilità (acquisto di auto e spese di esercizio, carburanti, ecc.). Analogamente, ma con minore intensità, si è modificato il rapporto tra pasti in casa e fuori casa: in pratica, nel 2012 per ogni euro speso per l’alimentazione domestica si spenderanno altri 50 centesimi per consumazioni fuori casa.

Il 2010. In particolare il 2010 è stato un anno critico per le imprese del terziario. Il rapporto tra natalità e mortalità delle aziende del settore (ovvero tra il numero di iscrizioni e di cessazioni) è stato ancora negativo, anche se di minore entità rispetto al 2009. E’ quanto rileva la Confcommercio precisando che in base alle stime per l’anno appena trascorso i saldi sono stati negativi sia per il commercio (-25 mila imprese contro le -28.000 del 2009) che per gli alberghi e i pubblici esercizi (-4.900 imprese contro -5.100 del 2009) che per gli altri servizi (-16.000 contro -20.800 del 2009).

”Anche se il ritmo è rallentato rispetto al passato, sottolinea l’organizzazione dei commercianti, i numeri continuano a indicarci che le cessazioni di imprese nel 2010 sono state elevate: 79.948 nel commercio, 18.340 negli alberghi e pubblici esercizi, 50.339 negli altri servizi. Questa emorragia di imprese, compensata solo in parte dalle nuove iniziative, ha interessato aziende di ogni dimensione e tipologia organizzativa e ha favorito una riduzione del livello di servizio per i cittadini, specie del commercio di prossimità che è quello realmente capillare”.

Tra le ombre Confcommercio evidenzia comunque anche quale luce. Nel commercio al dettaglio, ad esempio, cresce l’innovazione sia nei formati e nelle formule, sia nella mentalità di fare imprenditoria, come testimonia il numero delle forme giuridiche societarie, e in particolare delle societa’ di capitale, quasi raddoppiato nel corso degli ultimi 10 anni (dal 5,9% nel 2000 al 10,1% nel 2010).