Donne d’Impresa, Lavinia Guazzini, guarda le api e pensa al futuro, come salvare il mondo e renderlo migliore?

Donne d’Impresa, Lavinia Guazzini, guarda le api e pensa al futuro, come salvare il mondo e renderlo migliore? La sfida delle nuove generazioni

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 6 Novembre 2022 - 20:59 OLTRE 6 MESI FA
Donne d’Impresa, Lavinia Guazzini, guarda le api e pensa al futuro, come salvare il mondo e renderlo migliore?

Donne d’Impresa, Lavinia Guazzini, guarda le api e pensa al futuro, come salvare il mondo e renderlo migliore?

Donne d’Impresa: Lavinia Guazzini imprenditrice del futuro per salvare il mondo, non ancora trentenne ma con un bagaglio di esperienze da 110 e lode.

Liceo Classico al Convitto Nazionale di Prato, poi laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali e Magistrale specializzandosi in Arte Contemporanea. Il suo percorso più importante, però, – forse – è anche quello fatto grazie alle diverse esperienze di  volontariato che l’hanno  vista protagonista: come ad esempio quella presso il carcere maschile di S. Maria Maggiore di Venezia, dove ha svolto attività finalizzate alla riabilitazione professionale dei detenuti.

Altra esperienza importante e ripetuta negli anni, dal 2017 al 2020, il volontariato presso la struttura di Dynamo Camp, a Pistoia, durante il quale ha saputo relazionarsi con pazienza e passione con bambini e/o adolescenti affetti da diverse patologie e problematiche.

Parla fluentemente inglese e francese ed ha una conoscenza basica della lingua giapponese. Non le mancano – ovviamente – le conoscenze informatiche. Sei mesi in Giappone, e un anno a Madrid hanno segnato la sua vita di ragazza “con la valigia” pronta a misurarsi con le sfide del futuro.

In realtà – dice – i suoi viaggi l’hanno portata ad approfondire altre tematiche e a sviluppare nuove consapevolezze: “la forma più alta di bellezza – ci racconta – è dare un senso alla propria vita facendo qualcosa di buono per la società e per il mondo”.

Ha nel cuore le questioni ambientali, emergenza vera del nostro pianeta e per il nostro futuro. Dice che la sua generazione è terrorizzata dal futuro che ci aspetta e che tutti abbiamo la sensazione che nessuno stia prendendo davvero sul serio queste tematiche così importanti.

La sua tesi di laurea è dedicata all’arte indiana e al rapporto fra arte e ambiente:” Come l’arte può aiutare a sensibilizzare, sollevare problematiche e contribuire alla causa ambientale”. Quindi, per lei, l’impegno è quasi “epifanico”, perché ha capito che se voleva essere felice nella vita avrebbe dovuto mettersi a fare qualcosa  di pratico che portasse davvero consapevolezza e cambiamento.

Ha seguito quindi un corso di apicoltura ed ha aperto un’azienda agricola, non solo per vendere prodotti, ma perché per lei il miele, l’olio, il vino, sono un prezioso messaggio di come sia possibile creare un luogo privilegiato dove diffondere conoscenza e sensibilità su tematiche ancora poco approfondite dalla maggioranza delle persone.

La sua vera missione sarà quella di educare le nuove generazioni. Questo sarà il futuro della sua “Fattoria Didattica”, pensata per i bambini ma rivolta anche agli adulti. La sua azienda nasce  in un luogo di cultura, il podere Il Grumolo, sito archeologico di una tomba etrusca che  risiede nel giardino di casa sua.

Una terra incorniciata da ulivi che si appoggiano a magnifici muretti a secco dove la sua famiglia da sempre produce olio, vino, uova e miele. Oggi questo suo mondo “di famiglia” sta diventando un lavoro di eccellenza. Promette, infatti,  di affrontare la sfida epocale di  spiegare alla gente che scegliere prodotti di eccellenza, imparare a leggere le etichette e iniziare a selezionare quello che mettiamo nel carrello facendo la spesa, sia il primo passo verso la salute della nostra famiglia e del nostro pianeta.

La sua  grande passione? Le api. Quando la gente le chiede cosa fa, scherzando, (ma nemmeno troppo) Lavinia Guazzini  risponde che cerca  di salvare il mondo. Ma non è megalomane. In realtà, vuole far capire alla gente che noi tutti, ogni giorno nella piccolezza della nostra quotidianità, possiamo salvare il nostro pianeta, facendo scelte pensate e imparando il più possibile su quello che dovrebbe essere il nostro effettivo ruolo sulla Terra. La società delle api – infatti – ci  insegna molto al riguardo. Secondo lei dovremmo tutti diventare un “po’ più api” e collaborare per un obiettivo comune. Le abbiamo chiesto:

Basterà davvero abitare luoghi di serenità e salute, producendo miele e speranze per il futuro per combattere l’odio nel mondo?

Penso che l’uomo abbia il dovere di confrontarsi con la società e specchiarsi negli altri per avere davvero un impatto positivo sul mondo. C’è una frase tratta dalle Lettere di Modigliani che ho sempre condiviso che dice: “La Vita è un Dono: dei pochi ai molti, di Coloro che Sanno a Coloro che non sanno e che non hanno”.

Riuscire a prendere consapevolezza della strada da percorrere per un futuro migliore porta conseguentemente al dovere di condividerlo con gli altri. Se dobbiamo qualcosa alla scienza è sicuramente la grande opportunità che, attraverso la tecnologia, ci sta dando di rimanere sempre connessi con il tessuto sociale.

Credo sinceramente che questa piccola corrente che si sta diffondendo verso la riqualificazione dei borghi e la ripopolazione delle campagne possa essere la chiave di lettura per un ritrovato connubio con la natura. La serenità e la salute possono essere il modo per fermarsi e pensare, e di conseguenza agire, anzi, sono convinta che sia proprio la frenesia cittadina, la velocità e la superficialità con cui ci dedichiamo al tempo libero, a fare da impedimento a una consapevolezza più ampia rispetto a cosa succede nel mondo.

Possiamo concordare tutti sul fatto che esista un pre-Covid e un post-Covid e che le abitudini e i desideri delle persone, dopo mesi in cui siamo stati obbligati a fermarci e a specchiarci nelle nostre vite, siano notevolmente cambiate. Non dobbiamo quindi sorprenderci del fatto che il 60% delle aziende stia affrontando oggi il fenomeno della “Great resignation”. Giovani, soprattutto, che non hanno trovato appagamento in uno stile di vita improntato sul lavoro senza obiettivi, sul lavoro dissociato dalla vita privata e dalle passioni personali. A volte fermarsi ci costringe a pensare e pensare ad agire. 

Lei crede di essere un’eccezione nella sua generazione oppure pensa che la nuova classe dirigente  sarà  davvero capace di  innescare un cambiamento decisivo per la nostra vita sulla Terra? 

Ho molta fiducia nella mia generazione e ancora di più in quelle che verranno. Parlare con quelle più vecchie, invece, può essere avvilente a volte. Non finisco mai di sorprendermi di come certe persone non si sentano minimamente toccate dall’evidenza scientifica di quello a cui andiamo incontro.

Mi rispondo che loro hanno meno tempo da passare su questa terra, e meno legami con chi invece dovrà affrontare le conseguenze delle nostre azioni e i grandi disastri portati dai cambiamenti climatici. C’è una frase che dice: “La Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”. La mia generazione è molto consapevole di questa grande responsabilità e non vuole addossarsi il peso del futuro dell’umanità. Altri pensano che sia meglio vivere al massimo senza dovere nulla a chi verrà dopo di loro. Io penso che la nuova classe dirigente abbia tutto l’interesse nel tutelare il nostro pianeta e ho fiducia nel fatto che quando avrà i mezzi per farlo si prenderà sulle spalle questo incarico. 

Ha parlato di Arte e di Bellezza  che possono contribuire a migliorare il mondo. Ma chi potrà migliorare la politica?

Purtroppo o per fortuna, a seconda dei casi, la politica ha il potere di decidere per milioni di persone, ma esiste poca consapevolezza della forza dell’individuo. Quello che voglio fare con il mio progetto è strettamente legato a questo tema. La necessità di comunicare e sensibilizzare è saldamente connessa con la volontà di rendere le persone individui consapevoli.

Non siamo pedine nelle mani dei potenti, ognuno di noi ha la possibilità di combattere per il “Bene comune” e ottenere un cambiamento. Anche questa è una lezione delle api: l’ape è parte di una famiglia e la forza del gruppo risiede nell’azione del singolo. Un alveare riesce ad affrontare le difficoltà perché i suoi individui collaborano. Allo stesso modo, con il cambiare della società anche la politica sarebbe obbligata a prendere posizioni in linea con le abitudini, i desideri e le necessità dei cittadini.

Quale sarà il futuro di Lavinia Guazzini fra 10 anni? 

Quando guardo alla Lavinia Guazzini di dieci anni fa vedo una persona totalmente diversa da quella che sono adesso. Probabilmente con la stessa indole e personalità, ma con nuove prospettive e ambizioni. Tutte le scelte, che guardando al mio curriculum possono far pensare a un movimento apparentemente discontinuo, in realtà io le vedo come un percorso lineare nella sua irregolarità, parte di un processo di crescita e scoperta di me stessa.

Niente di quello che avevo programmato è andato come avevo previsto, ma tutte quelle esperienze mi hanno indirizzata verso una strada che, guardando indietro, è sempre stata presente e intuibile. Tra dieci anni spero di aver dato a questo progetto la linfa e la stabilità per crescere e allargarsi verso nuove opportunità, sicuramente questa scelta è prima di tutto una scelta di vita, quella di crescere in un posto a contatto con i ritmi della natura e i suoi preziosi miracoli, per cui, comunque vada, sarà giusta.