Fiat, gli operai di Mirafiori: “Vogliamo il contratto aziendale ma non le stesse condizioni di Pomigliano”

Pubblicato il 6 Dicembre 2010 - 17:43 OLTRE 6 MESI FA

Gli operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori sono disponibili a un contratto aziendale, ma non accetterebbero le stesse condizioni di Pomigliano. Dopo la rottura del tavolo, temono che l’investimento annunciato dall’azienda salti. Le tute blu delle Carrozzerie sono rientrate oggi al lavoro: saranno una settimana in fabbrica, poi ancora in cassa integrazione. Ma già oggi le linee si sono fermate al primo turno per lo sciopero indetto dalla Fiom.

In fabbrica c’è tensione. Davanti alla porta 2, oggi si respira più incertezza di qualche mese fa, quando Fabbrica Italia era sulla carta ma non si conoscevano i modelli: al cambio turno delle 14 i volti sono scuri e in pochi hanno voglia di fermarsi a parlare con i giornalisti. I lavoratori escono dai tornelli, prendono un volantino della Fiom e uno della Fismic distribuiti dai delegati, un’occhiata veloce ai comunicati sindacali e poi via, verso l’autobus o per tornare a casa.

Bruno D’Alessandro lavora a Mirafiori dall’87, ma – dice – ”adesso il clima è pessimo, la gente è spaventata, ha paura di perdere il lavoro. Va bene un contratto aziendale, ma almeno abbia un riferimento a quello nazionale”. ”In fabbrica – spiega Domenico, a Mirafiori da 22 anni – c’è paura che salti l’investimento. Quindi è meglio accettare un altro contratto o fare tutta questa cassa integrazione? Io ho sempre fatto le notti, per me i turni non sono un problema”. Gianfranco invece spera ”che non firmino un altro contratto”. ”Le condizioni sono pessime – afferma – gli stipendi bassi, facciamo moltissima cassa integrazione”. E conclude: ”Meno male che non hanno ancora firmato l’accordo”.

Maria parla apertamente di ”ricatto di Marchionne, che approfitta della crisi: ci sono in ballo – dice – le conquiste del passato e adesso ci dicono che siamo noi a dover pagare per tutti, non è giusto”. ”Non si vede nessuno spiraglio – risponde Gregorio, 22 anni di fabbrica alle spalle – e il contratto aziendale è un ricatto, ma cosa dobbiamo fare? O lavori così, o te ne vai”. ”Questo mese – racconta Stella – ho preso 700 euro in busta paga. Questo dice tutto sulla nostra condizione: lavoriamo poco, i figli sono disoccupati, non abbiamo denaro. Peggio di così non può andare”.