Fisco, Tremonti: “Le addizionali non sono un obbligo ma una facoltà degli enti locali”

Pubblicato il 26 Gennaio 2011 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

”Le addizionali non sono un obbligo ma una facoltà, e la scelta dipenderà dai cittadini. Il cittadino potrà dire all’ente locale: non mettere le addizionali, non abusare con le imposte, perché puoi dare servizi migliori a costi minori. Per gli amministratori quello delle addizionali non è più un meccanismo obbligatorio”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti intervenendo alla ventesima edizione del Convegno del ‘Sole 24 Ore’ Telefisco, riferendosi allo sblocco delle addizionali locali.

”L’Italia è in Europa l’unico Paese che non ha finanza locale: molte imposte sono chiamate locali ma in realtà sono statali”, ha detto Tremonti. ”L’Italia era più federalista ai tempi del fascismo che oggi. Allora c’erano tanti tributi locali e funzionavano da criterio di controllo democratico sugli amministratori da parte dei cittadini. Certo c’erano anche sugli abusi”.

Riguardo al federalismo, il ministro ha detto che ”sarà la prima riforma fiscale del nuovo secolo e sarà l’Italia a farla”. ‘E’ in atto una discussione, ma l’impianto della legge era stato votato da tutti con grande consenso”. Quanto alla richiesta di proroga per il federalismo municipale, il ministro ha ricordato che ”il testo è all’esame dal 5 agosto. Perché proprio adesso si dice che ci vuole più tempo per riflettere? Mi sembra che la richiesta di proroga sia condizionata non solo dall’esigenza di conoscere meglio i dettagli ma dal clima complessivo”. Il federalismo ”è un processo irreversibile ed è l’unica via per moralizzare” l’amministrazione pubblica.

”Il federalismo non è un salto nel vuoto, è un passaggio verso l’Europa, un passaggio fondamentale che non si chiude ma che si apre adesso. Non è stato impostato in modi psicopatici né traumatici. E’ iniziato, si svilupperà nei prossimi anni e andrà avanti. Credo che l’Italia sia un grande paese e all’estero l’Italia è considerata comunque un grande Paese”.

“Io ho fatto moltissima spesa pubblica, diversa da quella che veniva fatta prima, concentrata sugli ammortizzatori sociali. Una scelta che si è rivelata giusta”, ha detto il ministro  replicando a coloro che dicono che non sia stata fatta in questi mesi spesa per la crescita.

”Tenere la spesa sugli ammortizzatori – ha aggiunto Tremonti – vuol dire conservare capitale umano che diversamente sarebbe stato disperso. Non è giusto dire non è stata fatta spesa pubblica. E’ stata fatta ma in modo assolutamente specifico. Senza sarebbe stato diverso e peggio. E’ come l’aria: ti accorgi quanto sia importante solo quando ti manca”.

”Dire che è stato fatto il rigore dei conti pubblici credo che sia un modo non generoso e non completo per dire che cosa è stato fatto. Quando uno tiene il bilancio pubblico – ha detto il ministro – non ha l’ossequio astratto ad una divinità numerologica. Fare rigore non vuol dire un tubo. Nel bilancio dello Stato – ha detto Tremonti citando Quintino Sella, seduto proprio alla sua scrivania – ci sono i vizi e le virtù di un popolo. Nel bilancio c’è il risparmio pubblico e il risparmio delle famiglie. Dire che ha tenuto i conti pubblici non vuol dire un tubo. Meglio dire: ha tenuto il risparmio delle famiglie”.