Imu addio: arriva la Service tax, sdoppiata in Tari e Tasi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA
Imu addio: arriva la Service tax, sdoppiata in Tari e Tasi

Imu addio: arriva la Service tax, sdoppiata in Tari e Tasi

ROMA – Non ci sarà più l’Imu, ci sarà la service tax. Non ci sarà più una tassa ma ce ne saranno due, la Tasi e la Tari. E l’ultima parola non l’avrà lo Stato ma ce l’avranno i Comuni. Sono queste le novità delle imposte sugli immobili, i cambiamenti che il governo Letta vorrebbe introdurre. Li ha anticipati il Sole 24 Ore sabato 31 agosto, poi il quotidiano di Confindustria è tornato sull’argomento lunedì 2 settembre con un articolo di Cristiano Dell’Oste e Marco Mobili:

“Partendo dai piani del Governo, si può stimare che il nuovo tributo sui servizi indivisibili andrà da un importo minimo di 16,60 euro per immobile fino a un massimo di 257,20 euro. Un range molto grande, dunque, all’interno del quale i singoli Comuni potranno prevedere tutta una serie di regole particolari: dall’esenzione della prima casa agli sconti per le famiglie numerose, fino alle riduzioni per gli edifici delle imprese”.

Una delle novità più importanti è che la tassa sulla casa si sdoppierà in un’imposta che servirà per finanziare la raccolta dei rifiuti, la Tari (che sostituirà la Tares), e un’altra, la Tasi, con la quale i Comuni pagheranno i “servizi indivisibili”: polizia municipale, illuminazione, arredo urbano, giardini pubblici.

“Oggi la copertura dei servizi indivisibili è garantita con una maggiorazione della Tares, che quest’anno è pari a 30 centesimi al metro quadrato e frutta ai Comuni circa un miliardo di euro. Dal 2014, invece, la maggiorazione sarà scorporata dalla tassa sui rifiuti e confluirà nella Tasi. È probabile, però, che il gettito complessivo della Tasi sia ben superiore a un miliardo. Anche perché la nuova tassa sui servizi indivisibili dovrà contribuire al «superamento» dell’Imu sull’abitazione principale. Detto diversamente: con la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, i Comuni perderanno circa 4 miliardi. E se non li otterranno con altre fonti di entrata, potrebbero recuperarne almeno una parte con la Tasi”.

Un semplice gioco delle tre carte per farci pagare le stesse tasse ma con nomi diversi? No, secondo il Sole 24 Ore, perché la Tasi riguarda tutti gli immobili e il Comune potrebbe decidere di non applicarla sulle prime case, facendo pagare di più gli immobili non residenziali, le seconde case, le case date in affitto (facendo pagare nel caso una cifra dal 10 al 30% dell’imposta all’inquilino).

Ma quanto costerà la Tasi?

“Nei piani del Governo, la Tasi avrà un’aliquota base dello 0,3 per mille calcolato sul valore catastale (o di 30 centesimi al metro quadrato), ma potrà essere aumentata dai Comuni fino a a un livello tale da incassare – al limite – la stessa somma che sarebbe entrata nelle casse locali portando l’Imu sulla prima casa ad aliquota massima (6 per mille).

Secondo questo meccanismo, una città come Parma – che ha già applicato l’aliquota più alta sull’abitazione principale – potrebbe ricavare dalla Tasi non più dei 21,5 milioni di euro incassati nel 2012 dall’Imu prima casa. Le città che avevano scelto aliquote Imu più basse, invece, potrebbero alzare il livello della tassazione. E proprio in questa clausola si annida il rischio di ulteriori rincari, dal momento che il grosso dei Comuni ha mantenuto l’aliquota Imu sulla prima casa ben al di sotto del livello massimo, concentrando gli aumenti sugli altri fabbricati. […] Se le città italiane decidessero di recuperare con la Tasi lo stesso gettito ottenuto dall’Imu prima casa nel 2012, il nuovo tributo arriverebbe a 84,40 euro per immobile, e salirebbe a 181,60 euro se tutte le prime case fossero esentate. E le cifre diventerebbero ancora più alte se i sindaci si allineassero in massa al livello massimo. Ma i tecnici di Palazzo Chigi e dell’Economia sono al lavoro per mettere a punto un meccanismo che scongiuri ulteriori rincari”.