Liberalizzazioni, ferrovie: nessun obbligo di contratto nazionale

Pubblicato il 19 Gennaio 2012 - 15:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nella bozza di decreto sulle liberalizzazioni c’è l’eliminazione dell’obbligo, per le imprese ferroviarie e per le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che operano in Italia, di osservare i contratti collettivi nazionali di settore. Il tutto anche con riferimento alle prescrizioni in materia di condizioni di lavoro del personale.

E’ una norma per un caso concreto, quello della Ntv, la società ferroviaria di Luca Montezemolo, Diego Della Valle, i francesi di Sncf e Banca Intesa, che si appresta a entrare in azione in diretta concorrenza con le Ferrovie dello Stato. Già durante il suo precedente incarico di presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà aveva fatto pressione per far varare questa misura, ma era stato fermato soprattutto dalla dura reazione di Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie, oltre che dei sindacati.

Una cosa analoga era stata fatta in Germania, nel settore dei servizi postali. In quel caso il governo è intervenuto per bloccare un’iniziativa che avrebbe basato la concorrenza alla Deutsche Bundespost sulle peggiori condizioni contrattuali offerte dai competitori.

Lo stesso concetto viene ora riproposto nella bozza del decreto italiano. Una norma che creerebbe un precedente molto pericoloso, che potrebbe portare alla vanificazione dei contratti nazionali. Si tratta in effetti di un nuovo “caso Pomigliano”: si era detto che sarebbe rimasto unico per quella situazione specifica, e si è visto poi com’è andata a finire.

In questo caso i diritti dei lavoratori rischiano di finire schiacciati dal braccio di ferro tra Ferrovie e Ntv. Per bloccare il possibile “dumping sociale” le Ferrovie erano riuscite a far inserire nella manovra di Ferragosto, proprio nel famoso articolo 8, un emendamento che prevedeva l’obbligo per le imprese ferroviarie di applicare uno dei contratti nazionali in vigore.