Cimbri (Unipol) presto azionista di Rcs: silenzio dai palati fini

Pubblicato il 16 Gennaio 2012 - 06:55 OLTRE 6 MESI FA

La notizia è di quelle che, in altri tempi e con altri soggetti, qualche burrasca l’avrebbero provocata: il capo di Unipol, quel giovanotto con i capelli neri e lunghi incollati alla testa, stileD’Artagnan e con pizzetto da alpino che ha portato a casa, c’è chi ha scritto strapagandola, la quota FonSai di Salvatore Ligresti, Carlo Cimbri, ha appena subito, in primo grado s’intende, una condanna a tre anni e sette mesi di carcere ed un milione di euro di multa e in teoria, almeno in teoria, potrebbe entrare in uno dei templi del giornalismo italiano, il Corriere della Sera.

Colpisce il silenzio dei palati fini dei salotti italiani. Forse perché sui giornali è uscita di sabato.

Ma il pacchetto di partecipazioni di Ligresti non si limita alla sola Rcs: ci sono, con quote rilevanti, altri  grossi pezzi del capitalismo italiano.

La condanna di Cimbri, che all’epoca della scalata fallita era direttore finanziario di Unipol, nel 2003, per agiottaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, deriva dalla mancata scalata alla Bnl tentata dalla stessa Unipol. Il processo si è concluso il 31 ottobre 2011: l’allora capo di Cimbri, Giovanni Consorte, è stato condannato a 3 anni e 10 mesi, l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, a 3 anni e sei mesi.

Ma nessuna paura, da quel che scrive Antonella Olivieri sul Sole 24 Ore del 14 gennaio: “la Unipol di oggi non è più quella di Giovanni Consorte, non ha velleità di “avere una banca”, né di turbare gli equilibri nei salotti che non appartengono alla sua storia. Con Mediobanca, che l’ha spinta a intervenire nel riassetto del gruppo Ligresti, ci sono rapporti consolidati almeno da quindici anni. Erano ottimi anche con la precedente gestione, ma si erano incrinati sulla fallita scalata a Bnl”.

Ora Cimbri “ha accettato di buon grado – e con soddisfazione – il suggerimento di Piazzetta Cuccia di cedere la partecipazione nell’ex banca del Tesoro e di tornare a concentrarsi sulle polizze. Ha accettato di lanciarsi nella nuova impegnativa sfida di aggregarsi con FonSai, ma è sostanzialmente disinteressata a esercitare un ruolo nelle partecipazioni sensibili” che furono di Ligresti.

Tutto bene e inoltre anche Cimbri beneficerà, insieme con un altro condannato per la vicenda Bnl, Francesco gaetano Caltagirone, azionista di controllo del Messaggero di Roma, del regalo Romano – Severino, che rende applicabili solo nel futuro le norme sulla onorabilità degli amministratori delle compagnie di assicurazione.

Questa l’analisi che fa Antonella Olivieri sul destino delle partecipazioni ex Ligresti:  la quota in Generali, “per vincolo Antitrust, dovrà essere rapidamente ceduta, le altre sono quasi tutte vincolate a patti. Se la presenza di Unipol sarà gradita agli altri soci sindacati, la compagnia resterà almeno fino alla scadenza degli accordi, e poi si vedrà, ma da socio sostanzialmente passivo”.

Mediobanca: “Premafin detiene il 3,83% all’interno di una compagine che controlla il 41% del capitale, il patto, appena rinnovato, scadrà a fine 2013”.

Per Mediobanca, “il cambio di controllo di FonSai non è ovviamente un problema. Unipol non rivendicherebbe neppure un posto in consiglio”. Resterebbe il problema della partecipazione del nuovo gruppo assicurativo, dato da Unipol più FonSai, nel capitale di Mediobanca che è il primo azionista di Generali.

Rcs. Scrive Antonella Olivieri che l’ingresso delle Coop rosse nel patto di sindacato “che raccoglie il 65,68% del capitale della casa che edita il Corriere della Sera” potrebbe sembrare “stravagante a molti”, ma “il fatto che Unipol non si mostri interessata a esercitare un ruolo potrebbe riaccendere gli appetiti di chi vorrebbe allargarsi da Diego Della Valle a  Giuseppe Rotelli, già primo azionista fuori patto, che nei mesi scorsi si era detto interessato ad arrotondare ancora la la propria quota.

Pirelli. Partecipa sia al patto Mediobanca che al patto Rcs. In Bicocca FonSai ha il 4,42% nell’ambito di un accordo che vincola il 45,5% del capitale (Camfin ha il 26,2%, di cui il 5,9% fuori patto) e scadrà nell’aprile del 2013. Unipol è destinata a uscire, ma la quota non finirà sul mercato. Conclude Olivieri: “Non ci dovrebbero essere sorprese”.