Patrimoniale sì o no? Per Ricolfi è meglio di no, per ora

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 - 16:11| Aggiornato il 9 Febbraio 2011 OLTRE 6 MESI FA

La palla “infuocata” della patrimoniale continua a passare di mano in mano nel dibattito rilanciato dall’ex premier Giuliano Amato prima e dal banchiere cattolico Pellegrino Capaldo poi, cui ha partecipato anche da Pietro Ichino. E’ toccata anche al sociologo Luca Ricolfi che in un’intervista del Riformista del 2 febbraio 2011 spiega «La patrimoniale può essere solo il secondo tempo di una “partita della virtù” che si sta vincendo».

Bacchettando Capaldo e Walter Veltroni e anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, Ricolfi spiega la situazione un po’ complicata che stranamente sarebbe stata preparata da anni di articoli fatti da economisti tremontiani.

«Capaldo parla di un salasso di 900 miliardi ripartito su 18 milioni di famiglie (tutti i possessori di case), in media 50.000 euro a famiglia. Veltroni pensa a un salasso di “soli” 600 miliardi di euro, senza specificare quanto dovrebbe gravare sui 2.5 milioni di famiglie che costituiscono “il decimo più fortunato degli italiani”: immaginando che sia solo un terzo, circa 80.000 euro a famiglia. Ma probabilmente sarebbe di più, perché 200 miliardi di euro ridurrebbero il debito di appena il 10%. Poi c’è Ichino che reinterpreta, riarticola e sulla patrimoniale annacqua la proposta di Veltroni, riducendola a un prelievo di 30-40 miliardi di euro in due anni, il che equivale a chiedere 10-15mila euro a ogni famiglia ricca».

Se da Ricolfi Capaldo è definito sconcertante e la proposta di Veltroni come un “esproprio parziale dei ricchi”, il sociologo in fondo non boccia del tutto la patrimoniale. «Trovo pazzesco questo oscillare fra un estremo e l’altro. Prodi e Berlusconi hanno soppresso l’Ici sulla prima casa, e ora si parla di introdurre un’imposta che peserà 100 volte l’Ici. Quanto a un’imposta straordinaria, non sono contrario in linea di principio ma per vararla ci vorrebbe un governo che avesse già dimostrato di aver fatto la sua parte per contenere la spesa e ridurre le tasse sui produttori. Insomma, la patrimoniale può essere solo il secondo tempo di una “partita della virtù” che si sta vincendo».

Per il sociologo della patrimoniale hanno paura tutti, sia a destra che a sinistra. Ecco come spiega il perché: «Perché anche se in campagna elettorale la sinistra dicesse “non la faremo”, o “colpiremo solo i ricchi”, nessuno le crederebbe. L’elettore ricorda la reintroduzione della tassa di successione durante il governo Prodi, ed associa la parola “sinistra” alla parola “tasse”»