Rivolta dipendenti Economia: in 2000 “occupano” Ministero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Ottobre 2015 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Statali contratto, rivolta dipendenti Mef: 2000 fuori uffici

Statali contratto, rivolta dipendenti Mef: 2000 fuori uffici

ROMA – “Circa 2.000 dipendenti del Mef sono usciti dagli uffici e hanno protestato nei cortili e nei corridoi nella sede del ministero di via XX Settembre”. E’ quanto afferma il Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa, sindacato rappresentativo nei ministeri. “La protesta parte da tutte le Rsu ed è contro il blocco del salario accessorio e del contratto”.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il governo è stato costretto a inserire nella Legge di Stabilità lo sblocco dei contratti pubblici, deludendo però le aspettative di tutti i dipendenti statali: sono stati stanziati appena 300 milioni di euro (di cui 74 destinati alla Polizia e 7 a magistrati e docenti universitari). In pratica, e in busta paga, appena 8 euro lordi al mese di aumento di stipendio (Camusso e Barbagallo calcolano circa 6 euro netti). Logico attendersi manifestazioni e proteste. Al Mef la prima e più clamorosa.

In una nota unitaria, i leader di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, mettono nero su bianco le proprie richieste, considerando del tutto insufficienti le risorse indicate in legge di stabilità per la contrattazione pubblica.

“Il Governo la smetta con le provocazioni e apra il tavolo. Fare un nuovo contratto – affermano – vuol dire investire nelle professionalità, nell’innovazione organizzativa, nella qualità dei servizi. Per i lavoratori pubblici chiediamo un rinnovo dignitoso che, dopo sei anni di paralisi totale, per noi significa 150 euro di aumento medio con produttività e riconoscimento professionale, altro che l’equivalente di una mancia come vorrebbe il Governo. Chiediamo contratti per rimettere in moto servizi alle famiglie e alle imprese, accrescendo la partecipazione, e rispettando il senso di quel richiamo della Corte Costituzionale che con questa legge di stabilità si vorrebbe di fatto ignorare: è con i contratti che si rilancia il cambiamento. E se per far arrivare il messaggio servirà andare allo sciopero generale, noi siamo pronti”