Supermercati e lo sciopero dei buoni pasto: non ci convengono, non li prendiamo più

Pubblicato il 11 Ottobre 2010 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

I supermercati fanno lo sciopero dei ticket per i buoni pasto e dicono: non li accettiamo più perché non ci conviene farlo, ci rimettiamo e basta. Già catene come Mcdonald’s, Esselunga, Coop non accettano più i buoni pasto e il colosso francese Carrefour starebbe meditando se continuare ad accettarli o meno. Ma perchè? Come spiega Aldo Cursano, il vicepresidente della Fipe, associazione dei pubblici esercizi che aderisce a Confcommercio, “il buono pasto si trasforma in una sorta di bond” che non conviene agli esercizi commerciali, perché si rivela sempre più una fonte di perdita.

Da cosa deriva questa perdita? Lo spiega dettagliatamente un articolo pubblicato sulla Repubblica in cui si legge: “Il sistema entra in funzione in seguito ad una gara indetta da un’azienda e vinta da una società emettitrice di ticket. Quest’ultima per vincere la gara deve offrire un sconto. Ad esempio se il buono ha un valore di 5 euro potrebbe aggiudicarsi la commessa a quota 4 euro. Per recuperare lo sconto la società applicherà una commissione all’esercizio convenzionato dove lo stesso ticket può essere speso. E’ a questo punto che un sistema valutato 2,5 miliardi di euro all’anno entra in crisi”.

E’ chiaro, dunque, che l’esercizio commerciale che riceve il ticket magari offre un pasto a 10 euro ma, dovendo pagare la commissione sul buono pasto, alla fine riceve solo 7 euro effettivi. E a fine anno questo sistema genera solo perdite. Secondo la Fipe, infatti, la commissione è così alta e il rimborso del ticket stesso da parte della società emettitrici avviene con un ritardo tale da trasformarsi in un aggravio del 30% per ristoratori e baristi.