Welfare aziendale: dal dentista alla pensione, torna la fabbrica mamma

Pubblicato il 22 Aprile 2013 - 12:51| Aggiornato il 7 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Welfare aziendale: dal dentista alla pensione, torna la fabbrica mamma. Ferrari, Luxottica, Technogym, grandi datori di lavoro e, al momento, come succedeva negli anni ’60, grandi elargitori di welfare: si tratta della riscoperta di un modo per combattere la crisi che morde sui salari dei dipendenti e riduce le prestazioni pubbliche, ma anche di fidelizzarlo fornendogli servizi e occasioni per facilitargli la vita quotidiana e renderlo più produttivo al lavoro. Quindi accesso per i dipendenti al nido, cure dal dentista, aiuto per a pensione integrativa, fino alla tintoria consegnata direttamente sul posto di lavoro.

Ne scrive Paolo Griseri su Repubblica del 22 aprile. All’epoca l’esempio più alto fu quello di Adriano Olivetti: dagli alloggi ai soggiorni di studio pagava tutto l’azienda, ispirandosi al concetto di “comunità” di fabbrica e di vita. La Fiat, seguendo il principio dell’azienda mamma che dalla culla alla tomba si occupa dei suoi dipendenti, anticipò lo Stato per quanto riguarda la salute dei suoi operai, attraverso la Malf,  mutua aziendale Fiat che copriva qualsiasi cura. Fino a quando il Servizio Sanitario Nazionale, nota Griseri, non estese la mutua universalmente,elevando il benefit a diritto.

Oggi è tutto diverso, ma il soccorso dell’azienda resta centrale. Il benefit più richiesto riguarda il cibo, ma il 55,8 per cento degli intervistati dalla società Edenred che indicava al primo posto tra i benefit desiderati il ticket restaurant, va bilanciato dal fatto che la società fornisce buoni pasto. Le altre esigenze menzionate in questo sondaggio del 2011 sono più interessanti: chiedono assistenza legale e finanziaria (avvocati e commercialisti), ma anche il servizio tintoria con consegna in ufficio. Le aziende si stanno organizzando soprattutto pensando a quali servizi il pubblico non è più in grado di soddisfare:

“La Nestlè ha istituito l’asilo di fabbrica alla Perugina per l’alto numero di donne negli organici. Ma asili aziendali sono presenti alla Ferrari di Maranello, nelle sedi di banche come Unicredit, Bnl, Intesa, in grandi società come Vodafone” (Paolo Griseri).

Diego Della Valle si fa promotore di un welfare del territorio (“se ogni azienda che fa utili destinasse l’uno per cento dei suoi profitti al territorio che la circonda, le sole società quotate nel Mib40 potrebbe destinare al territorio italiano circa 150 milioni all’anno”). La Ferrari offre il biglietto del cinema ai suoi dipendenti. L’accordo integrativo firmato alla Luxottica per i suoi 8 mila dipendenti viene considerato un modello per metodo e merito: con il concorso di tutte le forze sindacali, Fiom inclusa. Prevede facilitazioni sanitarie, voucher per i mezzi di trasporto, sostegno alle famiglie con difficoltà come figli portatori di handicap, o anziani a carico, addirittura ragazzi con problemi di droga.

In generale stiamo assistendo a una giusta e fattiva presa d’atto che la crisi rovina le famiglie e sfibra il tessuto sociale. L’unico problema, grande, è che questa presa di coscienza riguarda i grandi gruppi e non la miriade di piccole e medie imprese che costituiscono il grosso dei produttori italiani. Per non parlare di chi, emarginato dal mondo produttivo, resta fuori anche da questo circuito potenzialmente virtuso del welfare aziendale.