Energia, pane,inflazione. Ecco le nuove emergenze, pronto un piano che privilegia le fonti rinnovabili

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 13 Marzo 2022 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
Energia, pane,inflazione. Ecco le nuove emergenze, pronto un piano che privilegia le fonti rinnovabili

Energia, pane,inflazione. Ecco le nuove emergenze, pronto un piano che privilegia le fonti rinnovabili

Energia, pane, inflazione. Sono  le nuove emergenze, le nostre priorità. Il nostro  incubo.

Perché la crisi sarà ragionevolmente lunga e può mettere a rischio la crescita. Perché la guerra ha sconvolto il mondo. Perché ci tocca rivedere i piani, trovare nuove ancore di salvezza. Non è azzardato parlare di allarme. Termine che mette ansia ma anche impegna nella ricerca di soluzioni. Termine usato in questi giorni da banchieri o economisti.

In linea con quanto detto a Bruxelles dal premier Draghi nell’incontro con la presidente Ursula Von  der Leyen.

ENERGIA – “L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo”

 E a riprova di quanto affermato ha rivelato di aver sentito al telefono l’Emiro del Qatar, Al Thani.

L’impegno, oltre al gas, riguarda anche il petrolio e il carbone russo. Gli esperti hanno pronto un piano che si articola in tre punti: energia pulita, efficienza energetica, riduzione dei consumi. Dunque sotto con le fonti rinnovabili (da sole taglierebbero a metà le importazioni attuali del gas russo).

E poi tagliare i consumi, fare politiche fiscali per chi installa il fotovoltaico, risparmiare sul riscaldamento negli usi civili (esempio, ridurre di 2C la temperatura). E rivedere la mappa dei rigassificatori, potenziare il gasdotto Tap  – dall’Azerbaijan alla Pugliese – dimenticando le battaglie epocali sulle spiagge del Salento. Si può. Si deve.

PANE – Non solo gas. L’Ucraina vuol dire grano, mais. Cioè cibo.

Le industrie di pane e pasta hanno già lanciato l’allarme scorte. E il problema non riguarda solo noi. No, riguarda mezzo mondo, in testa Medio Oriente e paesi africani. Da queste parti il pane viene consumato in quantità triple rispetto a ciò che avviene in Europa e Stati Uniti.

Si profila uno scenario da incubo. Tutt’altro che remoto. I prezzi nel mondo arabo sono già aumentati del 28% (fonte ONU). Ergo si ripresenta la “guerra del pane “, si stanno ricreando le condizioni che hanno innescato la Primavera Araba (sommosse in 15 Paesi dal dicembre 2010 al dicembre 2012).

I giornali medio-orientali segnalano settimane “scenari catastrofici” (copyright Cisnetto). Non è un bel segno.

INFLAZIONE – I  rincari che si registrano potrebbero spingere l’inflazione  a superare il 6%.

Soprattutto se si dovesse arrivare ad uno stop della coltivazione e della raccolta a causa del conflitto. Lo studio Anpit dice che se dovesse continuare il blocco dello SWIFT bruceremo 1,5 di Pil in tre anni. E l’inflazione salirebbe al 7,5%.

La stessa cosa  dicono le agenzie di rating di New York. La tenaglia “costo energia-guerra in Ucraina “  è la causa principale dei rincari. A cui va aggiunta la carenza di materie prime. Un quadro inquietante.