Petrolio, crollo consumi: -25% in 5 anni. L’UP: “Nel 2035 si andrà a benzina”

Pubblicato il 18 Giugno 2012 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA

(LaPresse)

ROMA – Nuovo allarme per l’industria della raffinazione italiana e crollano i consumi di petrolio, ma -assicurano i petrolieri – al 2035 ancora le nostre auto andranno a benzina: il 90% della domanda per la mobilità globale verrà soddisfatto dal petrolio.  Negli ultimi 5 anni i consumi di prodotti petroliferi sono crollati in Italia del 25%, con un calo dei carburanti del 10-12%. ”Ad essere ottimisti quest’anno potremmo perdere almeno altri 4 milioni di tonnellate: una raffineria di medie dimensioni. 3 milioni li abbiamo gia’ persi nei primi cinque mesi”, ha detto il presidente dell’Unione Petrolieri Pasquale De Vita.

ALLARME ”A fine anno sara’ fermo oltre il 20% della capacita’ produttiva”. Oltre agli impianti di Cremona (gia’ chiusa) e di Roma (in via di chiusura), bisogna infatti contare anche le sospensioni temporanee. La crisi del comparto non riguarda solo l’Italia. Tra i ”malati gravi” c’e’ tutta l’Europa, ha spiegato De Vita, ”e cio’ e’ motivo di preoccupazione, sia per gli operatori che per le istituzioni europee, che solo di recente sembrano avere preso atto delle difficolta’ del settore”. ”La prova – ha proseguito – e’ nei numeri: su 98 raffinerie attive nel 2009 in Europa, 6-7 hanno chiuso (Gb, Francia, Germania, Italia e Romania); 13 hanno cambiato assetto proprietario (Gb, Francia, Germania, Olanda, Svezia e Spagna); 4 sono state messe in vendita senza successo (Gb, Francia e Germania); 5 sono fallite di cui 2 hanno trovato un compratore (Petroplus). In totale si tratta di oltre il 30% della capacità di raffinazione europea persa in due anni e il fenomeno non sembra essere destinato ad arrestarsi. Major come Bp, Shell, Conocophillips, Chevron, Exxonmobil e Total arretrano, sostituite da nuove realta’ come Petrochina, Lukoil, Vitol, Gunvor, Klesch”.

Di fronte a una crescente competizione da parte dell’industria asiatica, nient’affatto ad armi pari, vista la quasi totale assenza di regole che vige in Asia, ”dall’inizio della crisi nei paesi occidentali sono stati chiuse raffinerie per circa 3 milioni barili al giorno (di cui 2,6 concentrati in Europa), mentre nei paesi non-Ocse nello stesso periodo ne sono entrati in esercizio 4,2 milioni barili al giorno, cui nel corso del 2012 dovrebbero aggiungersene altri 1,8 milioni”. In una simile situazione e di fronte al crollo dei consumi degli ultimi anni, anche in Italia il ridimensionamento in atto ”sembra ormai irreversibile e, stando ai numeri, almeno il 20-25% della capacita’ attuale appare in eccesso. Lo conferma il fatto che dall’inizio del 2011 la capacita’ interessata da chiusure e/o sospesioni e’ stata di oltre 22 milioni di tonnellate, il 21% del totale”.

IL FUTURO ANCORA A PETROLIO “Al 2035 il petrolio soddisferà ancora il 90% della domanda di mobilità degli 1,7 miliardi di veicoli attesi per quella data (il doppio rispetto ad oggi), di cui la maggior parte sarà concentrata nei paesi non Ocse. Nonostante i progressi tecnologici, l’auspicato sviluppo delle auto elettriche non basterà a soddisfare la richiesta di mobilità dei cittadini”.

L’era dei combustibili fossili, dunque, sottolinea De Vita,”è tutt’altro che terminata, ma cambieranno sempre di più i flussi commerciali e di approvvigionamento, con dinamiche che stiamo sperimentando già adesso”.