Marchionne, Fabbrica Italia e la grande illusione

di Mauro Coppini
Pubblicato il 25 Ottobre 2010 - 12:35| Aggiornato il 22 Dicembre 2010 OLTRE 6 MESI FA
marchionne fiat

Sergio Marchionne, ad di Fiat

“Senza l’Italia, la Fiat farebbe meglio”. Sergio Marchionne, in una breve pausa tra un aereo e l’altro, dimostra grandi capacità di sintesi. Ma ora qualcuno potrebbe cominciare a chiedersi se l’Italia, e la Fiat, potrebbero fare meglio senza Marchionne e di un abbraccio che rischia di trasformarsi in una stretta mortale.

La totale assenza di critica che ha caratterizzato i suoi primi sei anni alla Fiat sembra aver generato un mostro capace di passare dalla bonaria inaugurazione di asili nido a Mirafiori a spietato cacciatore di pause lavorative. Il sipario si alza sulla grande illusione della “fabbrica Italia” cui farà seguito una grande delusione da tempo annunciata. Rimarranno le pagine pubblicitarie che la annunciavano che fanno il paio con quelle che, rovesciando spudoratamente la realtà, inneggiavano ad una Fiat finalmente libera dalle catene dell’accordo con General Motors, lo stesso accordo che aveva consentito a Marchionne di recuperare il capitale necessario per procedere al riavviamento delle fabbriche.

Ma davvero qualcuno può credere allo spostamento della produzione della Panda, quella nuova che nel frattempo è slittata al 2012, dal virtuoso stabilimento polacco di Tichy allo “scapestrato impianto” di Pomigliano? Allo sconcerto che aveva colpito i più stretti collaboratori di Sergio Marchionne al momento dell’annuncio del trasferimento, aveva fatto seguito la certezza che dietro quella apparente apertura all’auto made in Italy si celasse, ancora ben nascosto nel cilindro, uno dei tanti conigli che l’amministratore delegato della Fiat è sempre pronto a far comparire e guadagnare così tempo prezioso.

Approfittando di quell’effetto sorpresa che insieme con la reiterazione di annunci, mai veramente onorati, è alla base della sua strategia di comunicazione. Perché, e questo va riconosciuto a suo esclusivo merito, Sergio Marchionne è riuscito nel compito quasi impossibile di portare al successo una fabbrica di automobili che non spreca denaro per fare automobili. Una strategia quasi obbligata dopo la mancata acquisizione di Opel che avrebbe dovuto ripopolare quel territorio ormai disertificato rappresentato dalla attuale gamma prodotto.

Ora le parole di Marchionne fanno chiarezza. La Fiat farebbe meglio senza l’Italia e quindi, cavalcando quei sillogismi che tanto gli piacciono, la Fiat farebbe meglio senza l’auto, almeno quella prodotta negli stabilimenti in Italia. Perché il problema della produttività è solo un paravento. Ha poco senso sbandierare l’efficienza di Tichy o di Belo Horizonte rispetto a Mirafiori o Pomigliano. I primi producono auto che si vendono (Panda, 500) in paesi dove è ancora presente una redditizia domanda di prima motorizzazione, i secondi quelle che non si vendono, che sono la grande maggioranza. Dalla Punto Evo, alla Alfa Romeo 159, dalla Lancia Delta alla Fiat Croma.