Cuccioli di cane, la tratta internazionale: venduti e trasportati come merce, uno su due muore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2018 - 12:32 OLTRE 6 MESI FA
Cuccioli di cane, la tratta internazionale: venduti e trasportati come merce, uno su due muore

Cuccioli di cane, la tratta internazionale: venduti e trasportati come merce, uno su due muore

ROMA – Acquistati nell’est europeo per circa 60 euro l’uno, vengono venduti in Italia a prezzi anche di 20 volte superiore, alimentando un business feroce e redditizio sulla pelle di poveri cuccioli di cane: una vera tratta internazionale che vale 300 milioni di euro l’anno (fonti Lav). Un fenomeno criminale difficile da estirpare: vale la pena segnalare la notizia dell’inchiesta condotta a Udine dalla Polizia stradale che si è conclusa con otto ordinanze cautelari in cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere nei confronti di sei cittadini italiani e due stranieri. In un veicolo intercettato sono stati rinvenuti 65 esemplari.

I cuccioli di cane vengono venduti online come ai caselli autostradali, l’importazione è illegale, le condizioni cui sono sottoposti gli animali sono indecenti dal punto di vista sanitario. Sin dalla nascita questi cani sono segnati, lo sanno anche i trafficanti che riescono in ogni caso ad ammortizzare una mortalità altissima, un tasso del 50%. Questa via crucis comincia in allevamenti familiari e improvvisati destinati al business, vere e proprie fabbriche di cuccioli, che vengono stipati in box piccolissimi.

Nel caso della banda sgominata a Udine, gli acquisti venivano fatti in Ungheria, Polonia, Slovacchia. Al massimo hanno un mese di vita, in violazione della legge che fa divieto dei distacchi dalla madre fino a svezzamento avvenuto, almeno tre mesi. I cuccioli, se sopravvivono, conserveranno per sempre la memoria di questa violenza, con traumi affettivi e problemi di salute. 

Il viaggio è un inferno, stipati in contenitori che servono per il trasporto dei pulcini e senza la minima autorizzazione: il certificato anti-rabbia, il vaccino, il microchip di riconoscimento, il passaporto canino. La banda provvedeva a falsificare tutta la documentazione, con il cliente quindi convinto con la frode che il cane fosse nato in Italia.