“Gesù, insonnia del mondo”, di Ferdinando Castelli: la stroncatura di Ravasi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Gennaio 2014 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
"Gesù, insonnia del mondo", di Ferdinando Castelli: 27 ritratti "laici"

“Gesù, insonnia del mondo”, di Ferdinando Castelli: 27 ritratti “laici”

ROMA – “Gesù, insonnia del mondo”, di Ferdinando Castelli: 27 ritratti “laici”. E’ l’ultima opera di Ferdinando Castelli, gesuita e docente presso la Pontificia Università Gregoriana, scomparso il 13 dicembre scorso. Eminente critico letterario, Castelli ha raccolto 28 ritratti di Gesù di autori della letteratura recente non necessariamente toccati dalla grazia di credere, interessati piuttosto a proseguire la bimillenaria investigazione sulla figura imprescindibile della civiltà occidentale (Ferdinando Castelli, Gesù, insonnia del mondo, San Paolo, Cinisello Balsamo -Milano, pagg. 238, € 20,00). Dunque da José Saramago a Eric-Emmanuel Schmitt passando per Erri De Luca, una galleria eterogenea di tentativi di mettere a fuoco un volto e un messaggio: la lettura dei vangeli, qualsiasi sia il contesto e la ricezione, procura una sorta di “insonnia”, spiega Castelli. Non se ne esce indenni: i ritratti riferiscono del grado di ustione ricevuto nel corpo a corpo col Gesù “amato e bestemmiato”. Discute del libro (e soprattutto dell’autore cui concede un doveroso omaggio) il cardinale e teologo Gianfranco Ravasi sul Domenicale del Sole 24 Ore del 22 dicembre. Mentre riconosce la continuità della ricerca di Castelli nel suo indefesso ricercare e scandagliare le terre incognite fuori dal cerchio della devozione cristologica e loda le qualità dell’insigne “patriarca della critica letteraria”, Ravasi si dice deluso, tutto sommato, della collezione di scritti. Attribuendone la ragione soprattutto alla qualità letteraria intrinsecamente non all’altezza e alla mancanza di di potenza nei progetti, all’abbassamento della tensione ideale, a un’ispirazione flebile (al Nobel Saramago, peraltro fra i degni di menzione, con Anna Maria Ortese, Natalia Ginzburg e Giuseppe Berto, associa aggettivi come “sgangherato, blasfemo e un po’ kitsch”). Tuttavia, anche questo miscellanea ribadisce una tesi indiscutibile, appunto l’imprescindibilità della figura del Nazareno nella cultura occidentale.

Infatti, accanto ad alcuni profili di Gesù la cui omissione non lascerebbe nessun vuoto, né letterario né religioso, altri rivelano talora qualche lineamento di originalità e lasciano intravedere bagliori. Certo è che si riconferma una tesi indiscutibile, quella dell’imprescindibilità della figura di Cristo per la civiltà occidentale, come scriveva Jaroslav Pelikan: «Al di là di ciò che ognuno possa personalmente pensare o credere di lui, Gesù di Nazareth è stato per quasi venti secoli la figura dominante nella storia della cultura occidentale». E Castelli citava in apertura l’ironica osservazione di un noto studioso del passato, Giuseppe Ricciotti: chi mai potrebbe pensare oggi di bestemmiare Socrate, Giulio Cesare o Napoleone? Gesù, invece, è ancor oggi amato e bestemmiato. (Gianfranco Ravasi, Il Sole 24 Ore)