Premio Strega: Vince Antonio Pennacchi con il suo “Canale Mussolini”

Pubblicato il 2 Luglio 2010 - 00:52 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Pennacchi

E’ Antonio Pennacchi con ‘Canale Mussolini’ edito da Mondadori il vincitore del Premio Strega 2010, con 133 voti. Per il quarto anno consecutivo vince così il premio il gruppo Mondadori.

Salito esultante sul palco della giuria del Premio Strega al Ninfeo di Villa Giulia, Antonio Pennacchi ha detto alla consegna del più  importante riconoscimento italiano: ”Lo dedico a mio fratello Gianni e alla mia nipotina che è in arrivo”. Poi si è avvicinato alla grande bottiglia dello Strega e parlando degli altri libri della cinquina ha sottolineato: ”Sono quattro bei testi e in bocca al lupo ai più giovani”.

“Canale Mussolini” è l’asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l’acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord.

Un vero e proprio esodo. Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi, gli eroi di questa saga straordinaria. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle, che dentro il Fascio conta qualcosa perché ha meriti di audacia e valore, ma che dal Fascio non si fa dettare ordini. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare.

Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti.

E poi c’è lei, l’Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. La più strana, una strega forse, sempre circondata dalle sue api che le parlano e in volo sibilano ammonimenti e preveggenze che, come i sogni oscuri della nonna, non basteranno a salvarla dalla sorte che l’aspetta. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l’eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.