Roma anni 70: “Non ero il solo” di Fabrizio Marchi

Pubblicato il 29 Gennaio 2010 - 16:37 OLTRE 6 MESI FA

Il racconto dell’adolescenza turbolenta e travagliata di un giovane cresciuto a Roma nel pieno degli anni ’70. «Non ero il solo», come spiega la sinossi in quarta di copertina, «è un romanzo solo in parte autobiografico; è il ritratto disincantato e disilluso, ma anche ironico, di un’epoca e di una generazione bruciata e cresciuta troppo in fretta raccontate attraverso gli occhi e il linguaggio di un ragazzo che gli eventi hanno prematuramente reso adulto».

Una generazione che ha vissuto esperienze irripetibili, entusiasmanti ma anche tragiche sotto molti aspetti. Tra sesso scuola e militanza, già attraverso i nomi dei capitoli, si scorge la formazione comune delle generazioni nate negli anni ’60. Dai primi incontri ravvicinati con l’altra metà del pianeta, al contrasto dei prof troppo legati a rigidità imposte dai programmi e incapaci di vedere le virtù dei singoli. Assemblee e verginità, Lotta Continua e Corriere delle Sport, licei fasci e comunisti. Ragazzi che condividevano un credo, spinti, anche dal clima, a schierarsi, comunque impegnati e ansiosi di ribellarsi al sistema.

Prima della valanga di boom di consumi & tecnologie che avrebbe visto oggi un ideale nel nuovo I-phone. La strategia della tensione, vista dagli occhi di un ragazzo sensibile, scampato ai paradisi artificiali e alle follie rivoluzionarie della lotta armata. Il movimento del ’77 e l’ironia feroce di altri dolori più personali. Per arrivare all’ultimo tenerissimo capitolo dedicato alla madre, morta prematuramente, e al padre, una guida dalla forza profonda e mai ostentata. Quegli estranei così speciali con cui tutti abbiamo fatto i conti, fino a una naturale e simbolica riappacificazione.

«È un libro sia per i giovani che per quelli della mia generazione – spiega l’autore – un occasione per riflettere sui cambiamenti epocali che sono avvenuti in questi quarant’anni di storia. Non solo e non tanto un “come eravamo” ma soprattutto un modo per capire chi siamo ora e dove stiamo andando e, soprattutto, se ci piace dove stiamo andando».