Corriere della Sera, Mundo: tra John Elkann e Della Valle, Murdoch in arrivo?

Pubblicato il 1 Luglio 2013 - 07:20 OLTRE 6 MESI FA
Corriere della Sera, Mundo: tra John Elkann e Della Valle, Murdoch in arrivo?

John Elkann: ha preso in mano il pallino dell’editoria italiana

Rizzoli e Corriere della Sera, in sigla Rcs, sono al centro del vespaio del mondo italiano dei media e anche della politica. La mossa a sorpresa di John Elkann, presidente della Fiat, di rastrellare in Borsa i diritti inoptati dell’aumento di capitale del gruppo Rcs ha spiazzato tutti, per primo Diego Della Valle, presidente di Tod’s, la fabbrica di scarpe.

Si tratta di una evoluzione delle vicende che ruotano al Corriere della Sera che può modificare i rapporti di forza nella cabina di controllo del quotidiano leader di Milano e uno dei due principali in Italia.

Il Corriere della Sera è un po’ come una mummia egizia, che lo tocca, da quando l’antica proprietà dei Crespi lo vendette ai Rizzoli, si può fare molto male. Forse anche per questo, negli ultimi 30 anni, la proprietà della Rcs, che controlla il Corriere della Sera, è stata frazionata fra potentati in equilibrio.

Di questa specie di legge di Tutankhamon sta sperimentando la durezza lo stesso Della Valle, che negli ultimi giorni aveva parlato come  già fosse il nuovo editore.

Lo scatto della Fiat può avere conseguenze oggi difficilmente calcolabili.

Quelle che finora sono state calcolate bene, invece, sono state le mosse della Fiat. Come ha raccontato il Sole 24 Ore,

“la decisione di “fare di più” nella grande partita di Rcs, probabilmente, era già stata presa giovedì sera. Ma soltanto  nel pomeriggio di venerdì, una volta definito e portato a termine l’acquisto dei diritti, è stato direttamente il presidente della Fiat, John Elkann, a informare di persona gli altri protagonisti del sofferto riassetto di via Solferino”.

La prima telefonata è stata

“indirizzata al Quirinale [Giorgio Napolitano o qualche suo stretto collaboratore], per poi passare al presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa, Giovanni Bazoli e quindi a tutti gli altri componenti del patto di sindacato di Rcs, a partire da Mediobanca. Così, mentre in Fiat intorno alle 18 si preparava il comunicato ufficiale che certificava l’acquisto di 10,7 milioni di diritti, in parallelo l’informazione iniziava a spargersi negli ambienti finanziari e politici sparsi tra Roma, Milano e Torino”.

“Al centro dei colloqui, di pochi minuti l’uno, la volontà di spiegare direttamente la decisione dell’azionista-Fiat di garantire la stabilità e l’apporto delle risorse necessarie a una realtà editoriale considerata “di interesse nazionale”.

Una carrellata sulle cronache dei giornali aiuta a mettere a fuoco la vicenda. Vi si intrecciano le notizie e le chiacchiere sul duello fra John Elkann e Diego Della Valle, le ipotesi sulle possibili mosse di quest’ultimo e una bella dose di fanta editoria che probabilmente mescola riflessioni, parole in libertà e sciocchezze, tipiche di questi momenti di fibrillazione.

Ha scritto Laura Galvagni sul Sole 24 Ore:

“Lo showdown tra i soci di Rcs è ormai solo questione di ore. Dopo la mossa a sorpresa di Fiat che, rastrellando sul mercato i diritti venduti da Edizione e dalla Pandette dello scomparso Giuseppe Rotelli, si è assicurata il 20% del gruppo editoriale, l’ultimo tassello da incastrare è la quota detenuta da Diego Della Valle”.

A quanto ha raccontato Giovanni Pons su Repubblica, Diego Della Valle ha il dente avvelenato, al punto di dire, in puro stile Fiom:

“Ci portano Rupert Murdoch anche nei grandi quotidiani – è stata la reazione a caldo di Della Valle, visti i rapporti col tycoon di Elkann, appena entrato nel board di New News Corp – e poi fanno pagare agli italiani il conto degli stabilimenti chiusi”.

Tuttavia, secondo Giovanni Pons,

“negli ambienti della finanza si dà per scontato che Diego Della Valle voglia proseguire nel tentativo di dare una scossa alla governance e alla gestione della società. Occorre però verificare sul campo se il rafforzamento della Fiat fino al 20,1% del capitale avrà un effetto sugli altri soci forti che rappresentano l’ago della bilancia nei difficili nuovi equilibri che si stanno faticosamente costruendo. «Mi hanno promesso che scioglievano il patto di sindacato e rivedevano il piano industriale », ha confidato Della Valle ai suoi più stretti collaboratori dopo la mossa a sorpresa di John Elkann, «ora bisognerà vedere se mantengono la parola data».

“Della Valle, Bazoli e Nagel si erano dati appuntamento a metà della settimana entrante, per definire il percorso post aumento di capitale. Un percorso che però ora deve fare i conti con il blitz della Fiat, che posiziona la casa torinese al primo posto tra gli azionisti. Si tratta di circa 100 milioni di investimento che il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha deciso di non dedicare al business dell’auto, ma a un settore in difficoltà ma sensibile all’opinione pubblica come l’editoria”.

In discussione c’è un nuovo assetto strutturale del Gruppo, con la sua divisione in tre società, per aprire all’ingresso di nuovi socì:non è una novità, ci hanno già provato con Burda, ma non ne hanno fatto nulla; questa volta si parla di Rupert Murdoch, padrone di Sky.

Secondo Giovanni Pons, su Repubblica, c’è

“da discutere un eventuale cambiamento del piano industriale e del management della casa editrice, come richiesto più volte a gran voce da Della Valle e più sommessamente da altri azionisti fuori dal patto, come Rotelli e Benetton. Il piatto forte della partita è proprio questo e non si può escludere che Elkann abbia delle carte da giocare che finora ha tenuto nascoste. Il presidente della Fiat ha intenzione di difendere fino in fondo l’operato dell’ad di Rcs Pietro Scott Jovane, catapultato in quella posizione in seguito a una selezione condotta da Elkann in prima persona circa un anno fa.

“Ma questo arrocco potrebbe non bastare, perché tra i maggiori soci sta ormai prendendo piede l’idea che per valorizzare meglio Rcs occorra procedere a uno spezzatino. In due o in tre società distinte facendo entrare nuovi soci nelle rispettive attività.

1. Corriere della Sera: “potrebbe avvicinarsi sempre più a La Stampa, già di proprietà della Fiat, nella ricerca di sinergie e risparmi di costi necessari a sopravvivere nell’industria della carta stampata”.

2. Gazzetta dello Sport insieme alla Rcs Libri.

3. Le attività spagnole acquistate nel 2007 con la Recoletos e che comprendono i quotidiani El Mundo e Marca.

Secondo Giovanni Pons, il jolly di Elkann potrebbe essere quella di coinvolgere un editore internazionale del calibro di Rupert Murdoch in una delle società frutto del futuro spezzatino.

Nelle prime ore dopo l’annuncio Fiat, la cosa più significativa era, nota Lura Galvagni,

“il fatto che con l’ascesa del Lingotto ora l’esito dell’aumento di capitale sembra preoccupare decisamente meno di prima. Al punto che l’intervento a sorpresa di Elkann avrebbe anche “rabbonito” le banche del consorzio di garanzia che, evidentemente, avendo ora di fronte un interlocutore unico e forte all’interno di Rcs si sentono maggiormente tutelate rispetto a prima. Peraltro, l’acquisto dei diritti da parte di Fiat ha ridotto anche la mole di inoptato di cui gli istituti potrebbero dover farsi carico. Conti alla mano, ora il patto di fatto assicura che l’aumento di capitale sia coperto per il 61%, se a questo si aggiunge la quota di Della Valle e quella già sottoscritta dal Banco Popolare si arriva al 70%. Insomma, per gli istituti si tratterebbe di mettere in portafoglio, male che vada, un 30% di Rcs, di cui il 40% sarebbe a carico di Intesa Sanpaolo. Le tensioni dei giorni scorsi attorno alla riuscita della ripatrimonializzazione sembrerebbero dunque essere scemate ed ora tutti guardano con attenzione alle prossime mosse di John Elkann”.

Interessante la versione di Marcello Zacché sul Giornale dei Berlusconi, secondo il quale, la mossa di John Elkann

“non è piaciuta a Diego Della Valle, azioni­sta con quasi il 9%,furioso per­ché si aspetta­va di condivi­dere anche in­sieme con Mediobanca e In­tesa il futuro di Via Solferino, tutti sullo stes­so piano. Men­tre non è di­spiaciuta affat­to a Mediobanca e al suo ad Alberto Nagel, che hanno visto in Elkann chi ha finalmente messo fuori la testa (e preparato 90 milioni), candidan­dosi ad avere ruolo e responsabili­tà”.

A questo punto, per il Giornale, gli interrogativi sono due.

1. “Perché la Fiat è salita nel Corriere ? La risposta riguarda Elkann. Il momento è propizio perché la crisi economica ha rimescola­to le carte della grande borghesia del Nord. Intorno a Mediobanca si erano raccolte, in Rcs, quelle fa­miglie industriali che vedevano nel patto di sindacato del Corrie­re , da un lato l’iscrizione a un club esclusivo,dall’altro la protezione politica al proprio business. Gruppi come Pesenti o anche Pi­relli hanno visto ridimensionarsi le proprie ambizioni imprendito­riali. Altri come Ligresti sono im­plosi. La diversificazione nell’edi­toria, con gli scopi di cui sopra, ha perso significato. Mentre la Fiat ha trovato Marchionne e ha sapu­to cavarsi d’impaccio e così è restata in campo. Solo per questo oggi Elkann può prendere l’iniziativa e farlo anc­o­ra e sempre a nome degli Agnelli.
2. Co­me fare un passo avanti.
“L’editore Elkann, conRcs, si tro­va di fronte non solo a un’azienda affossata da investimenti sballa­ti, come l’avventura spagnola, ma anche a un settore,quello del­l’editoria, di fronte alla sfida inde­cifrabile della rivoluzione multi­mediale. Si è parlato di fusione con La Stampa , già di Fiat: non ci crediamo. Pensiamo, piuttosto, a un gruppo moderno con forti presenze territoriali nel Nord-Ovest (Stampa in Piemonte, ma­gari Secolo in Liguria) e grandi si­nergie nei gangli più costosi della fliera editoriale.
“In ogni caso per fare questo, an­che al netto di eventuali cessioni (la Spagna?I periodici?) serviran­no partner: Exor da sola non può farcela. Serve almeno una banca che resti nel nocciolo (Intesa?); serve il private equity; serve forse anche unpartner straniero(Mur­doch? Axel Springer?). E forse an­che Della Valle: oggi i due, Elkann e Della Valle, sono troppo distanti,ma il tempo stem­pera tutto”.

Scatenato nella fantasia, su Libero, Giuliano Zulin:

“John Elkann è convinto che con l’editoria (carta stampata compresa) si possa creare business. Come? Le ipotesi sono svariate. Ma tutte passano dall’alleanza con James Murdoch, figlio del magnate mondiale dei media Rupert, che in Italia controlla Sky. Rcs, così com’è genera solo perdite: circa un milione al giorno.

“Dopo aver messo d’accordo tutti i nuovi soci di Rcs, si procederà con il piano industriale dell’ad Pietro Scott Jovane, che tuttavia è troppo puntato sull’austerity con incerti esiti sul fronte digitalizzazione. E poi c’è la questione spagnola che rischia di mangiare nel giro di pochi anni l’aumento di capitale (421 milioni) e prosciugare la linea di credito (560 milioni) per tirare avanti.

“Quindi? Si dovrà inevitabilmente andare verso una fusione fra Rcs e la società che edita la Stampa, già di proprietà della Fiat. Nel mirino c’è inoltre il Secolo XIX di Genova, da poco guidato da Maurizio Scanavino, ex capo di Publikompass (la concessionaria della Stampa) e amico di John Elkann.

“Le nozze potrebbero essere a tre. Ma su due piani: le testate rimarrebbero autonome, anche se si studierebbero sinergie sulle strutture, i servizi e, soprattutto, le concessionarie di pubblicità. Rcs pubblicità (che raccoglie pure le inserzioni per il gruppo Riffeser, ovvero la Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno) e Publikompass diventerebbero invece un’unica società, con la speranza di risparmiare decine di milioni. Sono infatti tutte in perdita e la crisi che non accenna ad abbandonare lo stivale non dà tante speranze.

“Ecco perché John Elkann vuole fare il salto: portare questo grande gruppo «regionale» – in fin dei conti sarebbe il polo dell’informazione del vecchio triangolo industriale – in un gruppo mondiale, ovvero quello della famiglia Murdoch, dove ha già un posto nel consiglio d’amministrazione.

“Elkann porterà tutta Rcs, la Stampa e il Secolo XIX dentro casa Murdoch? La discussione è aperta. Per prima cosa dovrà staccare le tre testate dalla Fiat, magari con una scissione delle attività editoriali, provando forse ad arricchire il parterre: perché non rilevare un canale dall’eventuale privatizzazione della Rai? In fondo il direttore generale di viale Mazzini è l’ex super manager Fiat, Luigi Gubitosi…

“A meno che non rientri in un altro mega progetto, congelato nel 2011: l’acquisto del Circus (con relativi diritti tv) della Formula Uno insieme proprio a James Murdoch, e al messicano Carlos Slim, l’ex uomo più ricco del mondo, re della telefonia «latina » e socio – che fatalità – con Della Valle in Saks Fifth Avenue. Domanda finale: come fa Yaki a essere così sicuro che con l’edito – ria si faranno i soldi?Beh, se un altro suo amico, ovvero «l’oracolo» Warren Buffett, ha appena comprato 80 giornali locali americani, vuol dire che il business c’è. Se poi tutta questa operazione costa solo 80-90 milioni al presidente di Fiat, può solo che guadagnarci”.