Coronavirus. Red Bull: infettiamo ora piloti, poi pronti per correre. Alla Serie A non far sapere…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 31 Marzo 2020 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus F1. Red Bull: infettiamo ora piloti, poi pronti per correre. Alla Serie A non far sapere...

Coronavirus. Red Bull: infettiamo ora piloti, poi pronti per correre. Alla Serie A non far sapere… (nella foto Ansa, una vettura Red Bull)

ROMA – Coronavirus. Red Bull: infettiamo ora i piloti, poi saranno pronti per correre. Lo si legge (su La Repubblica) e lì per lì non ci si crede. Ma dai, avranno esagerato il titolo…Poi leggi le parole effettivamente pronunciate da Helmut Marko che della Red Bull è dominus e devi crederci. Anzi, ci pensi un po’, solo un po’ e riconosci nelle parole del manager austriaco il sapore di qualcosa di antico, qualcosa di cui il senso comune teutonico non riesce a liberarsi.

Dice dunque Helmut Marko, con teutonico senso dell’efficienza: i piloti delle nostre macchine ora non hanno nulla da fare. Quindi è “il momento giusto”. Il momento giusto per cosa? Ma è ovvio: per fargli prendere l’infezione da coronavirus. Così si migliora due volte la produttività: ora che in F1 non si corre i piloti si fanno la malattia. Quando si tornerà a Gran Premi i piloti saranno guariti e potranno correre. Si evita la perdita di efficienza di un pilota eventualmente malato quando ci sono le corse. Si utilizza nella maniera migliore il tempo e si utilizzano nella maniera migliore gli organismi umani, li si infetta infatti a tempo, a tempo di produzione.

Ovviamente li si infetta non a caso e in maniera disorganizzata, non sarebbe efficiente e teutonico. Non li si infetta e poi li si lascia a casa. Si organizza un bel campo (sì, la parola che sale alla bocca di Marko è campo-camp-kamp) dove si mettono gli infettati a smaltire l’infezione. Dice l’austriaco Marko: “Sono forti e in salute”. Razza buona. E se qualcuno della razza buona dovesse farsi male contraendo volontariamente coronavirus? Marko non contempla l’eventualità ma, seguendo il suo geometrico ed efficiente argomentare, allora non era uno di razza buona.

Non gliel’hanno accettata l’idea e Marko si rammarica dello spreco, del veder andare sprecata un’idea e un programma così efficienti: infettare, campo infetti e i guariti pronti al lavoro. Un’idea molto tedesca. Un’idea molto…Stranamore.

Ma che nessuno lo faccia sapere alla Serie A, alla massima Serie del nostro Campionato di calcio. E’ pieno, strapieno di gente che da quelle parti vuole tornare a giocare per non rimetterci soldi. Contro ogni evidenza e decenza gli Helmut Marko del calcio vogliono tornare a giocare, presto, comunque. Non far dunque sapere alla Serie A dell’ideuzza di Helmut Marko, se ne potrebbero innamorare vari presidenti e patron (così amano chiamarsi) di varie squadre. Li infettiamo adesso tutti i giocatori, li mettiamo in un bel campo, casomai baracche distinte per squadra, li mettiamo a smaltire, una settimana di febbre e che mai sarà, magari un po’ di tosse…

Gli diamo il coronavirus mentre non si gioca così non ci sono tempi morti. Poi, guariti e immuni, li ributtiamo in campo. E riportiamo a casa un sacco dei soldi perduti. Che ci vuole? Basta un untore ufficiale, qualche medico che si presta, un campo concentramento malati…e il Campionato lo facciamo ripartire.