Carabinieri al concorso per domare prof ribelli. Scuola o quiz festival?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 2 Dicembre 2011 - 15:45 OLTRE 6 MESI FA

Concorso ErgifeROMA – Trentaseimila domande ricevute, quasi duemila solo i candidati in attesa della prima prova, quella di francese, accampati per strada in attesa che si cominci. Quaranta domande numerate, da pescare in un librone con migliaia di quesiti, da scovare e a cui dare risposta in 45 minuti, più quattro brani non inclusi nei 2 mila test resi pubblici un mese e mezzo fa.

Una maratona iniziata di mattina presto e finita, anzi sospesa, a notte. Errori, polemiche e libri trafugati. Sono gli ingredienti del “concorsone” all’italiana che si è tenuto ieri (1 dicembre), o meglio, che si sarebbe dovuto tenere ieri, a Roma. All’hotel Ergife, location abituale di molti concorsi ed esami di stato. Caos oltre ogni immaginazione e un nuovo, avvilente, capitolo nella lunga storia dei concorsi pubblici del nostro Paese.

Dopo il concorso per dirigenti scolastici, quello zeppo di domande e risposte errate che ha riempito le cronache sino a poche settimane fa, era ieri la volta del quizzone per selezionare professori, bidelli e amministrativi disposti a andare a lavorare nelle scuole italiane all’estero. Per svolgere due prove, delle quattro previste in origine, si è andati avanti fino alle nove e mezza di sera. Per tutto il giorno migliaia di professori sono stati tenuti ad aspettare nella confusione più totale, rinviando di ora in ora fino a sera l’inizio della loro prova senza alcuna certezza, mentre una parte di loro se ne stava accampata lungo la via Aurelia, i più “fortunati” con un librone in mano trafugato o ottenuto da chi aveva già finito la prova, a tentare di studiare in poche ore migliaia di pagine.

Ma ai concorsi con decine di migliaia di candidati l’Italia è abituata, quelli della scuola sono da sempre poi tra i più affollati, e in un momento di crisi come quello che sta vivendo l’Europa c’era da aspettarsi che si sarebbero presentati in molti. Ma ieri, la folla, non è stato l’elemento causa della confusione. C’è stato dell’altro.

Tutti puntuali alle 8 del mattino per la prima prova, quella di francese, a cui sarebbero dovute seguire in teoria quelle di inglese, spagnolo e tedesco ma, mentre la commissione illustrava le modalità del concorso, uno dei prof/candidati presenti in aula ha chiesto la parola. E’ l’inizio della rivolta. Daniele, questo il suo nome, pone diversi problemi: solo in sede di esame i candidati hanno saputo di dover trovare 40 numeri corrispondenti a 40 quesiti in un librone di 4mila test con tutte le lingue delle prove della giornata; e sempre solo in sede di esame sono stati informati che vi sono anche quattro brani non inclusi nei 2 mila test resi pubblici un mese e mezzo fa.

Chiede quindi Daniele un po’ di tempo in più dei 45 minuti previsti per la prova, e chiede alla commissione di riunirsi per approvare la sua richiesta. La commissione si rifiuta, e rifiuta anche di verbalizzare subito le sue parole. Ma le parole di Daniele, i problemi che ha posto, fanno breccia. Decine di prof si alzano, altri applaudono.

La commissione chiama i carabinieri. Daniele ed altri tre che avevano dato il via alla protesta vengono presi da parte e la loro posizione viene messa nero su bianco. Questione risolta? Tutt’altro, a questo punto si crea la vera confusione. La commissione annuncia che la prova è stata annullata. Ma una parte dei libri con i test era già stata distribuita, e qualcuno inizia ad aprirli, altri, i più “furbi” li mettono in borsa. In tanti vanno via con il prezioso bottino. La commissione allora ci ripensa e decide che la prova si terrà comunque, ma a fine giornata. In strada intanto molti prof stanno sfogliando il librone dei test tentando di studiare in qualche ora tutte le domande possibili.

Quando è pomeriggio inoltrato nessuno sa ancora che cosa ne sarà delle prove. La confusione è tale che quando finalmente appare una forma di comunicazione ufficiale viene immediatamente smentita dai fatti. E’ infatti sera quando i ministeri degli Affari Esteri e dell’Istruzione comunicano di aver saputo dalle commissioni che le prove si terranno secondo l’ordine indicato nel calendario pubblicato il 15 novembre, peccato che non ci sia più il tempo tecnico. Il bilancio è quindi molto diverso: vengono completate due prove su quattro. Per tutti gli altri il rinvio è a martedì.

Nelle confusione generale emergono poi le storie dei candidati arrivati a Roma. Ci sono professori arrivati dall’estero come Alessandra Centurelli che insegna italiano in Argentina. “Siamo arrivati questa mattina in aereo a Fiumicino e siamo venuti direttamente all’Ergife – racconta – è impossibile svolgere una prova del genere in 40 minuti, si finisce per valutare chi è più veloce a sfogliare le pagine e non chi conosce davvero una lingua straniera”. Ci sono professori arrivati da tutt’Italia che non sanno se potranno andare a insegnare il giorno dopo né se dovranno trovare un alloggio per la notte a Roma. Tutto questo per i assegnare i posti nelle scuole italiane all’estero, che sono 294, 183 istituti scolastici veri e propri, e 111 sezioni.

Secondo Amalfitano, presidente del Formez, organizzatore del concorso, la colpa è tutta del sobillatore/sabotatore Daniele, e dei pochi fondi: “Quello che è successo all’Ergife è molto semplice: un sobillatore ha istigato tutti gli altri. Un concorrente può attivare tutti i processi previsti dalla legge, ma non avrebbe dovuto interrompere la procedura. Abbiamo avuto 220mila euro per gestire 36mila domande e se ne devono spendere 160mila solo per la struttura logistica”. Ma anche il presidente del Formez, dopo aver messo le mani avanti sul suo operato, ammette: “Il sistema concorsuale nel nostro Paese non funziona. Il procedimento va riformato, andrebbe sottratto agli enti preposti alle assunzioni. E’ possibile che chiunque abbia bisogno di assumere personale sia legittimato ad organizzare un concorso? Che professionalità si può assicurare?”.