Predatore drone più letale di leoni e squali, 97% attacchi a segno: la libellula

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Febbraio 2014 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

libellulaROMA – A terra, il re della savana, riesce a catturare la preda che ha puntato solo una volta su tre. In mare, lo squalo bianco, una volta su due. In aria, invece, il predatore più temibile di tutto il regno animale conclude con successo la sua caccia nel 97% dei casi. Ma chi è questa macchina della morte che domina i cieli? L’aquila, il falco? No, è un insetto piccolo che solitamente giudichiamo alquanto insignificante: la libellula. Non a caso oggetto di studio di molti  laboratori di robotica e, in particolare, dell’Air Force americana.

Dotata di 4 ali in grado di muoversi in modo indipendente, la libellula può volare in avanti, all’indietro, effettuare giri della morte, fermarsi all’improvviso e rimanere ferma in aria. Molto meglio di quanto possa fare qualsiasi macchina creata dall’uomo. Dal più sofisticato caccia da combattimento, all’ultimo drone nessuno può vantare qualità aeree nemmeno simili a quelle del piccolo insetto evolutosi ai tempi dei dinosauri.

Ma la capacità di volo delle libellule non è l’unica arma straordinaria che queste signore del cielo hanno. La loro testa è infatti in gran parte occupata da due giganteschi occhi. Occhi che sono composti da circa 30 mila singole parti, dette ommatidi, unità ottiche autonome e coordinate. Queste gigantesche, relativamente parlando, strutture oculari consento alla libellula di avere una visione sferica del mondo che le circonda. Sono cioè in grado di vedere praticamente tutto quello che accade loro intorno, sia esso davanti, dietro, sopra o sotto.

Ma c’è di più, le libellule, si è da poco scoperto, sono in grado di mettere in back ground, di ignorare quindi la parte della loro ampia visione che non gli interessa. In pratica, se volando hanno intorno più di una potenziale preda, sono in grado di focalizzare la loro visione su una sola, oscurando di fatto le altre.

Se questo fosse ancora insufficiente a fare delle libellule delle vere e proprie macchine di morte, osservando la loro tecnica di caccia, ci si è resi conto che sono anche in grado di “predire” dove le loro prede andranno. Sono cioè in grado di comprendere ed anticipare la traiettoria che la loro preda, solitamente una mosca, sta seguendo. Capacità che rende i loro attacchi a dir poco efficacissimi.

Tornando ai numeri iniziali infatti, come detto, le libellule concludono la loro caccia positivamente nel 97% dei casi. Nel regno animale, ad avvicinarsi a queste cifre, giusto il licaone ha una percentuale di successo del 90%. Ma va considerato che il licaone caccia in branco, il che gli fornisce un discreto vantaggio. Ai grandi predatori, invece, le percentuali non sorridono affatto. Il leone, il re della savana, arriva al 30% di successi solo quando caccia in branco. Quando invece caccia da solo registra fallimenti nell’85% dei casi. Sul ghiaccio, l’orso polare, il più sanguinario dei plantigradi, riesce a catturare una foca da mangiare circa nel 20% dei casi. Sott’acqua, lo squalo, il terrore dei mari, l’animale che ha ispirato film e paure, rimane a bocca asciutta in un caso su due.

Ad una capacità di volo unica, ad una visione degna di un film di fantascienza, la libellula aggiunge infine una velocità di esecuzione altrettanto straordinaria. Questo piccolo insetto è in grado di puntare l’obiettivo, decollare, colpire e rientrare alla base in circa un secondo e mezzo. Ragioni più che valide per fare di questo piccolissimo mostro alato oggetto di studio di diverse ricerche, in primis quelle militari.