O l’Imu o l’Iva: governo, Pdl e Pd al “o la borsa o la vita” delle tasse

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 28 Maggio 2013 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA

imu_casettaROMA – O l’Iva o l’Imu. Non è una minaccia come “o la borsa o la vita”, ma quella che appare come una sensata considerazione: o si cancella l’aumento dell’Iva di luglio, dal 21 al 22%, o si elimina integralmente, cioè per tutti, la tassa sulla prima casa. Piaccia o meno i soldi per fare entrambe le cose, nonostante le parole di Renato Brunetta, non ci sono. Cancellare per tutti la tassa sulla prima casa “costa” circa 4 miliardi di euro, congelare l’aumento dell’Iva 2, a “disposizione” ce ne sono 4. Ergo…

E’ diventata una questione prevalentemente politica la discussione sulle tasse italiane e, in particolare, su Imu e Iva. Il Pdl ha promesso in campagna elettorale che avrebbe eliminato la prima, almeno sulla prima casa, e congelato l’aumento della seconda, nonostante fosse stato lui stesso ad introdurre l’Imu quando Silvio Berlusconi era premier. Una promessa che i berlusconiani voglio onorare senza se e senza ma. Come però quasi tutti sanno tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare. Mare che in questo caso sono i fondi che non ci sono. Non ci sono, in altre parole, le coperture per mantenere tutte le promesse.

Il Pd, dal canto suo, compagno di governo del Pdl, avrebbe qualche obiezione forse etica sulla cancellazione tout court della tassa sulla prima casa. E questo perché come fa notare il segretario Uil Guglielmo Loy, cancellarla per tutti sarebbe un premio a contribuenti ricchi e ricchissimi: “Chi ha redditi altissimi risparmia oltre mille euro e chi vive di stipendio poco più di 100 euro”. In fondo però, se ci fossero euro a sufficienza, non avrebbe poi troppo da obiettare.

Purtroppo però la coperta è corta e quindi bisognerà scegliere. “O si annulla l’Imu sulla prima casa per tutti e si tiene l’Iva più alta, oppure si allenta l’Imu di 2-2,5 milardi e il resto lo si usa per bloccare l’Iva”, ragionano i tecnici che studiano le diverse opzioni sul tavolo. Altrimenti, se Brunetta e i suoi non dovessero mollare di un centimetro, si potrebbe puntare tutto sulla Service Tax, che ingloba l’Imu e la Tares sui rifiuti, per evitare il rincaro Iva.

Tutto però non si può avere. Imu, Iva e Tares insieme valgono infatti quasi 8 miliardi: 4 la prima, 2 ciascuna le altre. A disposizione, si fa per dire, di miliardi ce ne sono 4. Senza essere esperti matematici appare così ovvio che se si cancella l’Imu sulla prima casa i fondi sono finiti e, se si vuole eliminare l’aumento dell’Iva, bisogna comunque incassare qualcosa attraverso l’Imu.

Una decisione da prendere quindi quasi immediatamente, visto che l’aumento dell’Iva scatterà tra poco più di un mese. Se si dovesse scegliere di lasciare l’imposta sul valore aggiunto così come è oggi, al 21%, la soluzione potrebbe essere quella di “liberare” dall’Imu l’85% delle prime case, facendo continuare a pagare quelle più ricche e possedute dai contribuenti con redditi più alti che valgono circa 1.9 miliardi di gettito. D’altra parte, l’aumento dell’Iva, costerebbe in media 130 euro a famiglia, gravando sui consumi già depressi, e non facendo la gioia nemmeno degli imprenditori. Le imprese infatti, nonostante il pressing per esentare i capannoni dall’Imu, preferirebbero di gran lunga smorzare il costo del lavoro. Così come commercianti, artigiani, grande e piccola distribuzione, preferirebbero su tutto fermare l’Iva.