Scuola: 83 commissari distratti e pagati. Chi ha steso i quiz sbagliati?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Ottobre 2011 - 13:52 OLTRE 6 MESI FA

Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione (Lapresse)

ROMA – Ventiquattro docenti universitari, diciassette dirigenti scolastici e cinque ispettori ministeriali. E poi undici ricercatori, cinque avvocati, che non mancano mai, venti docenti e un consigliere del ministro. Totale ottantatre persone. E’ la formazione, resa nota dal Ministero dell’Istruzione, della commissione esterna di esperti che ha redatto gli ormai famigerati quiz per il concorso per i nuovi presidi. Sui 100 quesiti proposti dal concorso, e dagli esperti avallati, almeno 38 contenevano errori, cioè un po’ più di una domanda su tre era sbagliata, spesso in modo grossolano.

Esperti incompetenti, potrebbe sembrare, ma probabilmente la realtà è un’altra. Più che incompetenti sembra trattarsi di 83 distratti, cioè di 83 persone nominate per un lavoro che hanno in realtà fatto fare poi a qualcun altro, magari qualche giovane precario,  perché impegnati in cose che ritenevano più importanti, o remunerative, chissà. A suggerire questa versione dei fatti non è tanto il numero degli errori commessi, quanto la tipologia. Errori che anche il più impreparato dei professionisti parte della commissione non avrebbe potuto non notare. Distratti, anche se pagati, gli 83.

Le cento domande presentate alla fine ai candidati, di cui una su tre era errata, avevano persino superato una rigorosa scrematura, erano quelle cento le domande migliori. Oltre mille ne erano state cancellate coprendo di ridicolo il ministero, e le cento superstiti erano quelle considerate più sicure. Prive di refusi, sgombre da errori macroscopici e persino prive di “trappole” interpretative, insomma perfette, così perfette che quasi 4 sui 10 contenevano errori, difficoltà interpretative, risposte sbagliate e refusi. Infarcite di errori che i 17 dirigenti scolastici e i 5 ispettori del ministero, oltre ai 20 docenti inseriti nella commissione, almeno loro, non potevano non vedere.

Come è possibile infatti che chi a scuola vive e lavora non conosca quale è il numero di alunni previsti per classe? E ancora, può un dirigente scolastico non sapere a chi spetta la scelta della data per l’elezione dei rappresentanti dei genitori al consiglio di classe? Un avvocato potrà non saperlo, un ricercatore potrà ignorare questo mistero, come persino il consigliere del ministro, ma un dirigente scolastico lo sa per forza, deve saperlo, è il suo lavoro. Come non si poteva non conoscere qual è il ruolo dei presidi nella preparazione del Pof (piano dell’offerta formativa).

Tecnicismi certo, ma pane quotidiano per chi nella scuola lavora. E allora come può esser stato possibile che ci fossero così tanti errori. Il pensiero che nasce immediato è che gli esperti non fossero poi così esperti, ma è una spiegazione zoppa, 83 su 83 incompetenti è una fattispecie impossibile statisticamente. E allora la logica fornisce un’altra spiegazione: la commissione di 83 persone forse non ha semplicemente fatto il lavoro che le era stato commissionato. Non ignoranti quindi quegli 83, ma diversamente impegnati. C’è il legittimo sospetto che il lavoro sia stato “delegato” a qualche precario sottopagato che della questione poco o nulla sapeva. Potrebbero quindi aver gli 83 “subappaltato” la redazione dei quesiti.

Questo spiegherebbe come sia stato possibile un simile proliferare di errori, refusi e difficoltà d’interpretazione. Già, perché se è impensabile che un dirigente scolastico non conosca il numero di alunni previsti per classe, è normale che uno stagista fresco di qualche laurea non conosca questo dettaglio, e sbagli quindi a formulare i quesiti per il test. Il risultato sarà probabilmente, oltre all’ennesima figuraccia confezionata dal ministero di viale Trastevere, un maxi ricorso al Tar da parte dei candidati esclusi e, se anche i giudici riscontreranno una simile percentuale di errori, una maxi sanatoria che recuperi i bocciati.