Terremoto Emilia, infilaci il condono. Kommando campano pro abusivi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 1 Agosto 2012 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
Lapresse

ROMA – “Non è che la sofferenza in Emilia ci può chiudere gli occhi sulla sofferenza in Campania”, l’ardita equazione, l’improbabile gemellaggio lo fa dagli scranni del Senato l’ex guardasigilli del governo Berlusconi, Nitto Palma. Che politicamente e umanamente stizzito, così conclude: “e per questo i senatori campani non parteciperanno al voto di fiducia”. Voto con fiducia chiesto dall’esecutivo sul ‘decreto terremoto’ anche perché i suddetti senatori campani avevano inserito un emendamento che, riaprendo i termini del condono edilizio in Campania, avrebbe salvato decine di migliaia di costruzioni abusive, con relativi proprietari condannati con sentenza penale e sanzione amministrativa, dalle ruspe. E questo solo a Napoli e dintorni ma, visto che una legge non può valere solo per una regione, è facile immaginare che la quantità di cemento salvo si sarebbe moltiplicata a dismisura.

Sarro, Nitto Palma, Giuliano, De Gregorio, Paravia, De Feo, Viespoli, Nespoli, Cardiello, Calabrò, Sibilia, Esposito, Fasano, Compagna, Villari, Pontone, Lauro, Izzo e Coronella, questi i nomi dei 19 senatori targati Pdl e Coesione Nazionale firmatari dell’emendamento “salva cemento”. Una questione che i suddetti avevano già posto in passato, proponendo anche emendamenti analoghi a quello che ieri (31 luglio) ha suscitato tante polemiche e ‘causato’ il voto di fiducia. Questione posta e, sinora, sempre respinta. Ma le elezioni si avvicinano e con lo prospettiva di un ritorno delle preferenze fermare le ruspe somiglia molto ad un ottimo spot elettorale. E se questo fosse stato l’intento ultimo dei 19, la giornata di ieri non sarà comunque stata eccessivamente per loro disastrosa perché, di fronte agli abusivi che volevano salvare, potranno comunque dire: “Noi ci avevamo provato”.

La loro iniziativa ha però suscitato la vera e propria indignazione di diversi colleghi: “Stiamo parlando di gente che è morta in Emilia sotto le macerie della propria casa, di gente che con grandi sacrifici si rimette in moto e qui si voleva inserire la sanatoria di abusi. Volete farlo, fatelo. Ma trovate un’altra sede”, ha protestato Luigi Li Gotti dell’Idv. Già, ma che cosa c’entrano gli abusi campani con il decreto per il terremoto emiliano? Apparentemente nulla ma i 19, con sottile astuzia, avevano proposto di destinare la metà degli incassi derivanti dalla sanatoria proprio ai terremotati. “La norma sarebbe stata di sostegno alla ricostruzione in Emilia, sarebbe stata un modo per trovare risorse” ha provato a spiegare il primo firmatario dell’emendamento. Sarebbe stata, forse sì, ma più che ad una forma di solidarietà nazionale la norma in questione somiglia un po’ al volo di un avvoltoio, al passo dello sciacallo, insomma alle mosse dei predatori opportunisti, tutto “naturale” per carità, ma di solidale proprio nulla.

Sarà una sensazione, peraltro condivisa da un’ampia fetta di palazzo Madama e, apparentemente, anche dal governo Monti, ma l’idea di inserire una norma che salverebbe la schiera di proprietari di costruzioni illegali, già condannati, poco c’entra con la ricostruzione emiliana. Anzi, a dire il vero è una norma in assoluto contrasto con un provvedimento che dispone misure per il post terremoto perché, anche se non è il caso specifico del sisma emiliano, le costruzioni abusive sono solitamente le prime a crollare e a causare morti in queste tragedie. Un “salvacondotto” per queste costruzioni quindi risulta più odioso in un simile contesto.

Questo non toglie che la questione posta dei 19 possa avere una sua valenza e una sua dignità. Non perché chi ha costruito abusivamente meriti il perdono, tutt’altro, va punito. Ma una realtà dove decine di migliaia di persone rischiano di rimanere senza un tetto, anche se per colpa loro che hanno costruito infrangendo la legge, non può essere ignorata dalle istituzioni. Salvare tutti però, con il contentino della mancia ai terremotati, non è una soluzione.

I 19, dopo la fiducia posta dall’esecutivo per stoppare il loro emendamento, nonostante facciano parte della maggioranza che sostiene Monti, hanno annunciato che non voteranno la fiducia. Forse si asterranno, forse saranno assenti e forse voteranno contro ma, in ogni caso, confermeranno, quello sì, il loro supporto agli abusivi.