Conte, a settembre la scelta fra Berlusconi e rimpasto. Governo in bilico fra scarsi risultati e liti fra Pd e M5s

di Bruno Tucci
Pubblicato il 28 Giugno 2020 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA
Conte (Giuseppe: nella foto) fra Berlusconi e rimpasto in bilico fra scarsi risultati e liti fra Pd M5s

Conte fra Berlusconi e rimpasto in bilico fra scarsi risultati e liti fra Pd M5s

Che governo avremo a settembre? C’è un Berlusconi nel futuro di Conte? Sono in molti a sostenerlo. Sembra l’’unica via d’uscita per il premier.

Per Conte la salvezza potrebbe essere quello di rendere “concreto” il flirt con il Cavaliere. Se Giuseppe Conte non ci riuscirà, con buone probabilità, dopo due tentativi, dovrà fare le valigie e lasciare Palazzo Chigi.Perché questo patto inatteso conviene ai due?  All’uno, cioè a Conte, per continuare a sedersi sulla poltrona che occupa. All’altro, cioè a Silvio, per tornare a far parte del giro che conta, magari ottenendo per questo appoggio un paio di ministeri per Forza Italia.

Niente male per entrambi. Altrimenti? Sarebbe possibile una terza via: quella del rimpasto al solo scopo di frenare i dissenzienti dei Dem e dei 5Stelle.

Il nodo è proprio nella maggioranza di governo che non trova pace un giorno si e l’altro pure. Alcuni esponenti del Pd non condividono il prepotere che si concede ai Grillini. Questi ultimi storcono la bocca su certe decisioni che l’alleato vorrebbe prendere e su cui non sono assolutamente d’accordo.

Un esempio? Eccolo pronto: il Mes, vale a dire il salva-stati. Zingaretti ritiene che sarebbe pazzesco rifiutare i 36 miliardi che l’Europa ci offre. I 5Stelle sono di avviso contrario. Conte sta nel mezzo: tra l’incudine e il martello. E bisticcia pure con la Merkel che dice all’Italia: “O il fondo lo prendete subito, oppure chissà quando se ne riparlerà”.

Questa situazione rende traballante il governo che deve combattere anche il problema della scuola su cui protestano milioni di persone che potremmo definire famiglie. Gli alti e bassi dell’esecutivo potrebbero essere risolti da un cambio della guardia in alcuni punti chiave di chi comanda.

Si fa il toto voti e nel corridoio dei passi perduti (vale a dire il Transatlantico di Montecitorio) spuntano i nomi dei sacrificati. Voci, per carità, niente altro che indiscrezioni. Bellanova, Bonafede, Franceschini e ora pure la Azzolina, definita oggi da un giornale vicino alle posizioni del centro destra “la regina degli incapaci”.

Le polemiche e le critiche non hanno un attimo di tregua. Siamo in campagna elettorale e non dimentichiamo che a settembre andranno al voto milioni di italiani che dovranno esprimersi e scegliere sette governatori di alcune regioni anche importanti.

Allora c’è chi dice che bisogna affrettarsi a stringere un accordo tra Pd e 5Stelle pure sul piano locale. Mentre c’è anche chi questo patto non lo vuole assolutamente visti gli scarsi risultati raggiunti nel Paese.

Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini sostiene che non bisogna essere subalterni ai Grillini. Ma al contrario qualcuno afferma che subito, come ad esempio a Torino, i voti debbano confluire sul sindaco Chiara Appendino.

Chi non vede di buon occhio tali atteggiamenti alza la voce ed esclama: “Parliamo finalmente di cose serie”. Ad esempio? Il contributo che lo Stato elargisce alla Sanità: 120 miliardi.

Se si confrontano con quelli concessi alle scommesse, all’azzardo, alle lotterie (127 per l’esattezza) il paragone è fin troppo facile. Tutto ruota attorno alla figura di Conte e alla sua resistenza per non essere costretto a lasciare Palazzo Chigi. Ci riuscirà? E se si fino a quando? Proprio per questo ha allacciato un feeling con Berlusconi.