Inpgi, pensioni giornalisti a rischio, via Fieg-Fnsi da Cda
Pubblicato il 21 Ottobre 2015 - 06:51 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Previdenza dei giornalisti, Inpgi in affanno. Fnsi e Fieg rinunceranno a “governare” Inpgi/1? È accaduto ad Inps, dove sindacati e padronato hanno abbandonato le stanze del potere. Perché non dovrebbe accadere all’Inpgi/1? Perché Inpgi/1 non dovrebbe essere governato da amministratori ‘di mestiere’? Il ‘condominio’ Fnsi/Fieg presenta oggi risultati fallimentari. Le condizioni disastrose delle finanze della Fondazione impongono questa svolta. Ogni anno l’ente versa 2,5 mln di euro al sindacato (che, perdendo continuamente adesioni, rappresenta all’incirca il 20% degli iscritti all’Ordine).
Era la primavera del 1994. I sindacati, dissero allora Bruno Trentin, Sergio D’ Antoni e Pietro Larizza, non vogliono più “gestire i contributi dei lavoratori, questa operazione va affidata invece ad amministratori di mestiere”. Una svolta radicale dopo 50 anni di “governo” dell’Inps da parte dei sindacati medesimi e del padronato.
Del Cda dell’Inpgi fanno parte ancora oggi, invece, il segretario generale della Fnsi e due rappresentanti della Fieg (di cui uno è vicepresidente dell’ente). Gli altri consiglieri sono tutti di estrazione sindacale Fnsi a parte i rappresentanti del Governo (che controlla anche il Collegio sindacale).
L’Inpgi è in una situazione drammatica. Il bilancio consolidato 2015 perde, sul fronte delle entrate e delle prestazioni previdenziali, 106 milioni contro gli 81,6 del 2014. Negli ultimi 5 anni Inpgi/1 ha bruciato all’incirca 500/600 milioni di euro e sta cominciando ad intaccare le riserve, mentre calano i giornalisti contribuenti e aumentano i giornalisti pensionati. I nuovi assunti sono poche centinaia nell’ultimo anno, mentre le uscite dal 2009 in poi ammontano ad almeno 5 mila unità in una lunga stagione di crisi epocale.
Il ‘condominio’ Fnsi/Fieg presenta oggi risultati fallimentari. Le condizioni disastrose delle finanze della Fondazione impongono questa svolta. Chi ha memoria ricorda che dal 1981 al 2009 l’Inpgi ha pagato i prepensionamenti collegati alla legge 416: un esborso di almeno 150 milioni di euro. In verità Fnsi e Fieg hanno sempre fatto gli accordi contrattuali a spese dell’Inpgi. I costi degli ammortizzatori sociali (Cigs, indennità di disoccupazione, contratti di solidarietà, Tfr) nel 2014 hanno pesato nel bilancio per 40 milioni di euro. Ora basta. La festa è finita.
Dal 1951 (articolo 2 della legge 1564) gli editori avrebbero dovuto versare all’Inpgi contributi previdenziali per i loro dipendenti giornalisti della stessa entità riconosciuta a Inps per i dipendenti non giornalisti (“Le misure dei contributi dovuti all’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani “Giovanni Amendola” dai datori di lavoro per i giornalisti da essi dipendenti e le prestazioni che l’Istituto è tenuto ad erogare a favore dei propri iscritti non possono essere inferiori a quelle stabilite per le corrispondenti forme di previdenza e di assistenza obbligatorie”). Solo dal 2016 probabilmente questo vincolo verrà rispettato.
E così Inpgi non ha incassato alcuni miliardi di euro. Ogni anno l’ente versa 2,5 mln di euro al sindacato (che, perdendo continuamente adesioni, rappresenta all’incirca il 20% degli iscritti all’Ordine). Nessuno oggi per di più è in grado di valutare le ricadute (sull’Istituto) della vicenda Sopaf in caso di rinvio a giudizio del presidente Inpgi Andrea Camporese. Piove sempre sul bagnato.