Anche un erede di Angelo Costa candidato sindaco a Genova

di Franco Manzitti
Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – La politica è sconquassata, ma per correre a fare il sindaco di una grande città, seppure in tempi di crisi e di tagli selvaggi alle finanze pubbliche ci possono essere anche delle grandi ammucchiate, delle corse e ricorse che trapassano gli schieramenti di destra e di sinistra e che, a nove mesi di distanza dalla data elettorale, schierano un vero boom di candidati.

Cosa succede a Genova, seicentomila abitanti scarsi, un grande porto, un passato industriale imponente e decaduto, un tasso di vecchiaia tra i più alti del mondo, un governo nelle mani della sinistra postcomunista da una trentina d’anni? Succede che è esplosa la febbre del sindaco, la guerra di successione alla attuale prima cittadina Marta Vincenzi, ex Pci, Pds, Ds, oggi Pd, supercritica con i suoi, al punto da annunciare coram populo che “non sono più comunista”, ma decisa a ricandidarsi anche contro i cattivi umori del proprio partito verso la sua replica del mandato.

L’ultimo a comparire ai nastri di partenza è niente meno che un Costa, della nobile dinastia imprenditoriale, resa celebre dalle Crociere sulle vecchie ammiraglie come la Eugenio C, la Federico C, l’Anna C e dal capostipite Angelo Costa, che tra gli anni Cinquanta e Settanta fu per due volte presidente di Confindustria, un personaggio cult non solo a Genova per le sue comparse tv con accento genovese alla Govi e l’intransigenza liberista. L’erede che tenta la carta da sindaco si chiama Beppe Costa, ha cinquantadue anni e non è solo un bel nome nel Ghota genovese d’antan.

E’ anche l’imprenditore che ha scommesso sull’Acquario di Genova, da lui governato e gestito attraverso la Costa Endutainement, società proprietaria anche del Bioparco di Roma, degli Acquari di Cattolica, Livorno, del progetto per farlo a Napoli e azionista in altre operazioni turistico terziarie a Firenze. L’Acquario genovese è una delle quattro attrazioni più “bigliettate” d’Italia. Hanno più visitatori paganti solo la Cappella Sistina, i Musei Vaticani, gli scavi di Pompei e gli Uffizi di Firenze.

Ma Costa, che in prime nozze si era anche maritato con una Bonomi Bolchini, tra l’altro padrona di casa a Portofino del premier Silvio Berlusconi, cui affitta tutt’ora il famoso castello, non è solo questo: ricopre da titolare della SAAR anche il ruolo di presidente dei terminalisti, cioè quegli imprenditori che hanno in concessione pezzi pregiati del porto di Genova ed è membro della Fondazione della Cultura che gestisce in città il famoso Palazzo Ducale, sorta di Beaubourg genovese, il luogo del famigerato G8 genovese del 2001 e, comunque, una location che attira ogni anno più di 350 mila persone con le sue attività culturali.

E poi Costa è anche figlio di Bianca Bozzo Costa, scomparsa qualche anno fa, una specie di grande benefattrice genovese, fondatrice del Centro di Solidarietà, una delle “stelle” più importanti nella galassie del volontariato cattolico, capace in trenta anni di organizzare decine di centri e comunità per il recupero dei drogati, dei disabili e oggi per l’assistenza agli immigrati. Una “concorrente” sul versante più borghese, ma non certo meno impegnato, del leggendario don Andrea Gallo.