Il capolinea d’autunno, per la manovra non basteranno 3.4mld: lo dice Giuseppe Turani

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 23 Aprile 2017 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Il capolinea d'autunno, per la manovra non basteranno 3.4mld: lo dice Giuseppe Turani

Il capolinea d’autunno, per la manovra non basteranno 3.4mld: lo dice Giuseppe Turani

ROMA – La manovra prevista dal Def elaborato dal consiglio dei ministri è stata approvata. Una manovra da 3.4 miliardi di euro, che però è costata l’ennesima bocciatura dell’Italia dal rating mondiale. L’agenzia Ficht ha tagliato di nuovo il nostro rating e quello d’autunno per il Paese sarà un capolinea in cui non basteranno 3,4 miliardi di euro per salvarci. Ne servirebbero 40 di miliardi, spiega Giuseppe Turani sul suo blog Uomini e bussiness, ma la verità è che non ci sono:

“L’Italia sta arrivando dove era inevitabile che arrivasse: e cioè  alla resa dei  conti. E non saranno conti facili, nonostante le tonnellate di ottimismo sparso a piene mani in questi anni  da Renzi. Per il momento l’agenzia di rating Fitch ha tagliato il nostro rating e oggi siamo BBB. Il che vorrebbe dire che l’Italia è attaccabile solo in condizioni molto avverse. Quindi non siamo alla fine, ma Fitch ci avverte (e presto arriveranno anche le altre agenzie di rating).

Quello che stupisce, semmai, è come mai l’agenzia sia arrivata così tardi. La situazione del paese ( al di là degli ottimismi di maniera o pre-elettorali) è chiarissima e presenta pochi margini di dibattito:

1- La crescita (che finalmente è tornata) è fra le più basse d’Europa, grosso modo sotto l’1 per cento, una miseria.

2- Il debito accumulato vola largamente al di sopra dei due mila miliardi e ogni anno si porta via 70-80 miliardi per il pagamento degli interessi e che quindi non possiamo destinare a investimenti.

3- La situazione politica è caotica, a dir poco. E non lascia certo immaginare l’arrivo di una politica lineare e finalmente riformista.

In sostanza, non siamo allo sfascio, ma solo perché i mercati continuano a ritenere utile (per loro) prestarci dei soldi. E perché Bruxelles, con tutti i problemi che ha, non ha tanta voglia di fare la dura con l’Italia, che bene o male è il terzo paese dell’Unione.

E’  incredibile che si stia ballando da un mese fra mille ipotesi per trovare 3,4 miliardi con i quali chiudere i conti adesso. Su una spesa totale dello Stato di oltre 800 miliardi, questi miserabili 3,4 andavano trovarti in sei minuti e senza disturbare nessuno. Invece no. Perché? Perché la finanza pubblica italiana è tesa come una corda di violino.

E si capisce perché. La politica, in questo caso il Pd di Renzi, vuole fare una politica espansiva (giusto), con taglio di tasse e aiuti di ogni genere ai cittadini. Solo che i soldi non ci sono. Se c’erano, sono stati spesi anni fa. Oggi non ci sono più. E quindi si va avanti con la famosa “flessibilità”, da rivendicare ogni giorno nei confronti di Bruxelles. Ma la parola “flessibilità” in realtà si traduce con “nuovi debiti”.

E questo non sarebbe nemmeno un delitto grave, se poi si facessero le cose che vanno fatte e che invece non vengo o fatte. Sempre rinviate a un domani, “quando saremo forti”, forse. Le cose da fare sono poche e molto semplici:

1- Taglio severo della spesa pubblica. Ma qui non servono le astuzie contabili, un taglietto qui e uno là. Per tagliare davvero in misura significativa bisogna ridurre il perimetro di attività dello Stato. Il che significa che tanti boiardi e mantenuti dalla politica in posti inutili (magari con segretaria e autista) se ne devono andare a casa. Nessuno, però, ci ha ancora detto come intende ridurre questo perimetro. Tutti fanno finta (per ragioni elettorali) che si possa andare avanti con questo assetto amministrativo. Ma così la spesa pubblica non si taglia in misura significativa.

E quindi il paese rimane “pesante” e non riesce a correre. E è costretto a battagliare quotidianamente con Bruxelles per essere autorizzato a fare nuovi debiti. Ma questa è esattamente la vecchia politica, quella che ci ha portato  fin qui, sull’orlo del disastro. Politica che comunque sta arrivando al capolinea: in autunno la consueta manovra di bilancio richiederà non 3,4 miliardi, ma più di 40. Sa il cielo dove potranno essere trovati.

2- Nel sistema vanno introdotte dosi massicce di concorrenza. Non ci sono alternative. Questo Stato (con le sue filiali locali) non solo non è capace di fornire i servizi migliori al prezzo più basso, di solito si fa anche derubare. E’ stato proposto, ad esempio, che nei vari bandi di gara per i servizi locali (acqua, gas, trasporti, ecc.) venga inserita la norma che non vi possono partecipare società che abbiano nel proprio azionariato una significativa presenza pubblica. Sarebbe opportuno, tanto per cominciare.

Si potrebbe andare avanti a lungo. Ma non è qui che si fanno i  programmi politici o di governo. Si voleva solo segnalare che “questa” Italia non può pensare di crescere pagando il taglio delle imposte con nuovi debiti. Le imposte vanno tagliate spendendo meno soldi. Tutto il resto appartiene alla fantasia, al marketing. Con la politica, quella vera, non c’entra nulla”.