Obama. 2014 anno di azione e sfida al Congresso su riforme a tutto campo

Licinio Germini
Pubblicato il 29 Gennaio 2014 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA

President Obama Delivers State of The Union AddressUSA, WASHINGTON – Il 2014 sara’ l’anno della svolta per l’America, un anno di azione. E’ la solenne promessa di un Barack Obama piu’ che mai determinato ad affermare nel suo quinto discorso sullo Stato dell’Unione la sua agenda politica e sociale, per troppo tempo rimasta ostaggio delle lotte tra partiti. Uno stallo che il presidente vuole sbloccare, senza arrendersi alla logica del muro contro muro imperante a Washington: ”L’America non restera’ immobile, e tantomeno il suo presidente”, assicura.

Ecco allora che Obama lancia la sfida: ”Se il Congresso si rifiutera’ di prendere le misure necessarie per sostenere la classe media, le famiglie americane, agiro’ per decreto”. E lo fara’ ovunque sia necessario: dal salario minimo alla lotta alla disoccupazione, dall’immigrazione alla stretta sulle armi. Obama annuncia una dozzina di decreti gia’ pronti, pensati per far progredire le condizioni di vita di milioni di americani e per combattere le crescenti diseguaglianze. Diseguaglianze che ancora oggi penalizzano un bambino americano solo per la sua razza, o per il luogo in cui nasce.

Senza contare le discriminazioni contro le donne: ”Rappresentano la meta’ della forza lavoro – rileva Obama – ma guadagnano meno, 77 centesimi per ogni dollaro guadagnato da un uomo: questo e’ sbagliato e imbarazzante nel 2014”. Come imbarazzante per il presidente e’ non garantire a tutti lo stesso standard di servizi sociali, a partire dagli asili nido. Obiettivo che puo’ essere raggiunto solo con una profonda revisione del sistema fiscale. Sono tutti campi su cui il presidente auspica il dialogo, la cooperazione tra le forze politiche, il compromesso bipartisan.

Ben sapendo pero’ che il 2014 e’ anche un anno di elezioni, quelle di meta’ mandato, che si svolgeranno in novembre e che rinnoveranno l’intera Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. Difficile quindi immaginare una tregua con la destra repubblicana. Anche sulla riforma sanitaria, che Obama torna a difendere con forza e con orgoglio, nonostante gli abbia fatto perdere gran parte della sua popolarita’: ”Zero. Nessun americano restera’ piu’ senza una copertura”, rivendica.

Obama non dimentica anche le enormi sfide in politica estera, a partire dall’Iran: ”Se Kennedy e Reagan hanno trattato con l’Unione Sovietica, non vedo perche’ non lo possiamo fare con avversari meno forti. Abbiamo il dovere di provare”, afferma, ribadendo come in questa fase opporra’ il suo veto a nuove sanzioni contro Teheran. Poi rinnova la promessa su Guantanamo: ”La chiuderemo quest’anno”. Insomma, Obama promette un anno all’attacco, di sfida al Congresso, anche su clima ed energia. E sul fronte degli accordi commerciali, quello con l’Europa e quello con l’Asia e l’area del Pacifico.

Presente a Capitol Hill tutto il governo, stavolta è toccato a Ernest Moniz, il ministro dell’Energia, ad essere l’unico componente assente giustificato al discorso sullo Stato dell’Unione del presidente. Come capita ogni anno, per motivi di sicurezza, un esponente dell’amministrazione viene inviato in una localita’ segreta, allo scopo di garantire la continuita’ dello Stato in caso di grave crisi per la sicurezza. Stessa cosa alla cerimonia d’insediamento, quando in un centinaio di metri quadrati, sotto la stessa cupola di Capitol Hill, per circa un’ora sono riuniti tutti i parlamentari, 435 deputati e 100 senatori, i nove giudici della Corte suprema, il vicepresidente, tutto il governo, oltre ai vertici delle Forze armate e ovviamente al presidente degli Stati Uniti.