Crisi governo, la fanno? Via Renzi val bene…30 miliardi?

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Settembre 2015 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
Crisi governo, la fanno? Via Renzi val bene...30 miliardi?

Crisi governo, la fanno? Via Renzi val bene…30 miliardi?

ROMA – Crisi di governo…che la fanno davvero? E, se la fanno, a me che me ne viene o me ne manca?

Ci sono una trentina di senatori Pd che possono provarci a fare una crisi di governo. La più parte di loro ci proverà davvero. Votando contro l’abolizione del Senato nei modi proposti dal governo ma soprattutto votando contro Renzi. “La minoranza Pd con la richiesta irrinunciabile di tornare ai senatori elettivi e il rifiuto anche della possibilità di mettere gli elettori in condizioni di scegliere i consiglieri regionali da destinare alla Camera Alta tramite un listino specifico ha svelato che il proprio vero obiettivo era di far ripartire da capo l’iter della riforma”. Marcello Sorgi, La Stampa. Complicato, un po’ involuto, la sostanza è che quei trenta senatori (al dunque saranno un po’ di meno) hanno mandato da Bersani, Speranza, D’Alema, Cuperlo di far cadere Renzi molto più che il Senato non elettivo.

La minoranza del Pd e la sua rappresentanza parlamentare considerano Renzi più o meno alla stregua di quanto ha detto un dirigente Fiom chiedendo che la Cgil non abbia più stand alla Festa de L’Unità. “Pd, partito di destra”. Ecco, la minoranza Pd pensa Renzi sia “leader di destra” e quindi compito primo di ogni sinistra che si rispetti far cadere il suo governo. La tesi della poca democrazia nel combinato disposto tra legge elettorale e riforma del Senato è una buona confezione a incartare il vero contenuto della scatola, della mission politica: che Renzi cada.

La minoranza Pd conta poi, dopo la crisi di governo, di evitare per l’ennesima volta le elezioni anticipate. E di andare con il consenso e la guida di Mattarella, ad un governo altro, altro da Renzi, senza passare per il via delle elezioni. Insomma il disegno è: conservare il Pd al governo, sbarazzarsi di Renzi. La complessità dell’architettura astratta è tipicamente, porta quasi scritto in calce: made in D’Alema. Quindi ci proveranno, ci proveranno eccome a fare la crisi di governo. E che questo e non altro avrebbero fatto era chiaro a chi vuol vedere già da molti mesi: eliminare Renzi è l’unica e sola strategia, tattica, sogno e ragione d’esistenza della minoranza Pd.

Ci sono poi una ventina di senatori Ncd che possono dare una mano ad una crisi di governo. Ineffabile Ncd… Quando si discusse e si trattò sulla legge elettorale Ncd chiese ed ottenne di abbassare lo sbarramento di consensi necessari ad entrare in Parlamento al tre per cento. Questo e solo questo interessava ad Ncd (e a Sel) e allora entrambi i partiti si dissero soddisfatti e dissero che l’Italicum era buono. Buono, ottimo e abbondante perché garantiva la loro sopravvivenza. Poi Ncd scopre che il tre per cento che gli stava largo adesso gli sta stretto. Scopre che forse forse al tre per cento ci arriva chissà. E allora chiede che il premio di maggioranza non vada più alla lista che ottiene più voto ma alla coalizione che ottiene più voti. Chiede cioè che la legge “obblighi” una coalizione a prendersi in casa Ncd. Come si vede e si può apprezzare, preoccupazioni, crucci e strategie assolutamente istituzionali…

La ventina di senatori Ncd ha un movente a fare la crisi di governo però ha anche un problema: se fa la crisi per tentare di avere la garanzia di rientrare in Parlamento e finisce ad elezioni anticipate finisce che per garantirsi altri cinque anni di legislatura dal 2018 in poi i senatori Ncd si perdono quelli dal 2016 al 2018 e poi…poi beato chi ci arriva. Non si sa quindi se la ventina di senatori Ncd davvero ci proverà a fare la crisi di governo. Si può star certi che ci proverà la trentina (scarsa e assottigliabile) dei senatori Pd anti Renzi.

E se la fanno la crisi, che me ne viene? Una grande soddisfazione se Renzi ce l’ho sulle scatole. Grande soddisfazione e poi…poi basta. Che me ne manca? Calcolando a spanne…niente più sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo pieno, niente più abolizione Imu e Tasi sulla prima casa, niente cancellazione Imu e Irap agricole. Soprattutto niente più “sconti” da parte Ue calcolati sulle riforme fatte. Niente più margini di trattativa sul deficit annuale perché, come è ovvio, chi deve dare all’Italia il benestare a più deficit più riforme per almeno un po’ di tempo si ferma e di sicuro molto meno si fida di un paese in piena crisi di governo. Se poi finisse a elezioni anticipate…facciamo a occhio che me ne manca in caso di crisi una trentina di miliardi.

C’è chi pensa sia un buon prezzo pur di sbarazzarsi di Renzi: Salvini, Brunetta, Grillo, Bersani, D’Alema, Camusso, Landini. Uniti nel calcolare, per il bene del paese s’intende, che un Renzi giù val bene una trentina di miliardi da scucire, come prima rata…